I gilet gialli hanno lanciato sui social un nuovo appello per una giornata di protesta sabato 24, a Parigi, «a piedi, a cavallo o in macchina» (nello stesso giorno nella capitale è già prevista una marcia contro le violenze sessiste e sessuali). Ancora ieri i blocchi stradali sono continuati, anche se in misura molto minore rispetto alle 2mila azioni di protesta di sabato scorso, proseguite domenica in tutto il Paese, e ai 280mila manifestanti. Qualche autostrada con posti di blocco all’entrata, ancora ieri, ma soprattutto tentativi vari di bloccare dei depositi di carburanti, anche se l’obiettivo di coinvolgere i camionisti non è andato in porto, secondo la ministra dei Trasporti, Elisabeth Borne. Il movimento di protesta ha avuto alcune ripercussioni anche in Belgio. L’isola della Réunion è in agitazione, con forti tensioni senza segni di riflusso.

Domenica sera, il primo ministro Edouard Philippe è andato in tv per cercare di rispondere alla protesta. Ma la distanza con i gilet gialli è enorme. Philippe ha detto di capire le ragioni della «rabbia», ma ha ribadito che «il governo è determinato» a seguire «la rotta» della transizione energetica, che comporta aumenti delle tasse sul diesel e anche sulla benzina, per modificare le abitudini della popolazione.

Più sbrigativo ancora il portavoce del governo, Benjamin Griveaux, che ha affermato che «bisogna disintossicare i francesi dalla dipendenza dal petrolio». Emmanuel Macron, che è in Belgio per una visita di stato, si è limitato a dire che reagirà «a tempo debito» alla protesta.

I gilet gialli, da parte loro, vedono solo «disprezzo» da parte dei politici parigini che «non sanno come viviamo».  I politici guardano le statistiche, che confermano un aumento del potere d’acquisto dell’1,8% in media, tra soppressione della tassa sulla casa per l’80% e tagli dei contributi pagati dai dipendenti. La percezione di parte della popolazione è però opposta: le classi meno abbienti calcolano soprattutto il peso, crescente, delle «spese obbligate» (affitto, assicurazioni, telecomunicazioni, carburanti ecc.), che portano a una difficile fine del mese. Inoltre, molte altre proteste si sono agglutinate al nucleo centrale della rivolta contro il caro-carburanti: spesso in modo contraddittorio, senza leader indentificati, accanto al movimento anti-tasse ci sono richieste di maggiori servizi pubblici, che diminuiscono nelle zone rurali e periferiche. Oggi è il giorno delle infermiere, movimento che alcuni gilet gialli già inglobano nel loro.

Philippe non ha voluto prendere in considerazione la sola proposta concreta avanzata in queste ore: Laurent Berger, segretario della Cfdt, che come tutti i sindacati non ha partecipato alla protesta sabato, propone al governo di organizzare una concertazione con sindacati e associazioni, per ridefinire il percorso della transizione energetica e renderlo accettabile. Ma per il primo ministro i gilet gialli non si aspettano delle riunioni con i sindacati come risposta alla loro protesta proteiforme. Berger sottolinea anche i rischi di questo movimento: «Un certo numero di pratiche viste questo week end sono inquietanti, essere obbligati a dichiararsi d’accordo con chi blocca le strade per poter passare è una forma di totalitarismo inaccettabile».
Ieri si è fatto sentire anche il padronato, che ha messo in guardia contro il blocco dell’economia: le imprese sono preoccupate per il prezzo dei carburanti, afferma un’organizzazione, ma il peggio sarebbe bloccare l’economia e aggravare la situazione.

Dopo i gravi incidenti di sabato e domenica, una persona deceduta e decine di feriti, anche ieri si sono verificati casi di violenze, fisiche ma anche verbali (insulti razzisti, omofobi ecc.). Ci sono stati ancora alcuni feriti e una ventina di fermi. L’opposizione continua a cavalcare la protesta. All’estrema destra, soprattutto. Marine Le Pen ripete che nel suo programma presidenziale qualsiasi aumento dei carburanti era escluso. Jean-Luc Mélenchon, leader della France Insoumise, ha definito il primo ministro, che pratica la boxe, «un pugile stanco», mentre «schivare i colpi non è più sufficiente dopo due giorni di insurrezione cittadina».