Economia

L’incognita del Def resta intatta nello stallo politico

L’incognita del Def resta intatta nello stallo politicoIl premier Gentiloni e il ministro dell’Economia Padoan – LaPresse

Consegna entro il 30 aprile Potrebbe essere giovedì 26 aprile il giorno in cui il Governo Gentiloni presenterà in Consiglio dei ministri il Def 'tecnico'. L'Ufficio parlamentare di Bilancio avverte: la crescita sta rallentando. Mentre l'Europa segna un nuovo picco dell'occupazione nel 2017, l'Italia finisce penultima tra i 28 Stati membri per il livello di impiego, ancora troppo basso, e per il divario uomini-donne, ancora troppo ampio.

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 21 aprile 2018

Nell’imprevedibile stallo politico per la composizione di un governo il dilemma del Documento di economia e finanza (Def) è ancora senza risposta. Fonti da Palazzo Chigi hanno fatto sapere ieri che il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan e il premier uscente Paolo Gentiloni dovrebbero incontrarsi tra domenica e lunedì per fare quadrare il cerchio e presentare il Def in Consiglio dei Ministri, probabilmente giovedì prossimo 26 aprile, giorno in cui dovrebbe essere varato il decreto Alitalia.

Dopo un tira e molla iniziato a cavallo del 4 marzo, la Commissione Ue avrebbe deciso che il 30 aprile è la scadenza entro la quale consegnare un documento «tecnico» e il governo uscente dovrà adeguarsi. Padoan e Gentiloni avrebbero deciso di inviarlo, in maniera eccezionale, sia a Bruxelles che al Parlamento italiano, visto che nei prossimi dieci giorni sarà improbabile la nascita di un nuovo esecutivo.

L’idea di presentare un Def a politiche e saldi invariati presenta alcuni problemi sostanziali: tra tutti il fatto che il quadro economico sta peggiorando, mentre si conferma lo stallo dell’occupazione. Dopo la fase di recupero che ha contrassegnato l’ultima parte del 2017, l’anno in corso si è aperto nel segno di un parziale indebolimento della ripresa economica.

Secondo le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio, riportate nella Nota sulla congiuntura di aprile, l’aumento del Pil nel primo trimestre sarebbe stato dello 0,26% (contro lo 0,32% nell’ultimo trimestre 2017) e rallenterebbe ancora nel secondo trimestre, attestandosi sullo 0,21 per cento. La crescita del Pil nel primo semestre di quest’anno raggiungerebbe lo 0,5%, in flessione rispetto alla seconda metà del 2017, quando l’incremento sui precedenti sei mesi era stato dello 0,8 per cento. «I segnali di frenata, confermati anche dai recenti dati su fatturato e ordinativi, non sembrano almeno per ora il sintomo di un’inversione di tendenza più marcata – si legge nel rapporto – Nel primo trimestre la produzione industriale dovrebbe comunque registrare un incremento rispetto alla media ottobre-dicembre, grazie a un rimbalzo dell’indice atteso per il mese di marzo». «Nonostante la battuta d’arresto dell’attività produttiva, la fase espansiva risulta a inizio 2018 ancora notevolmente estesa tra i vari comparti manifatturieri».

Questa crescita, trainata dalle esportazioni, non produce un aumento del tasso di occupazione. La contraddizione, ormai nota, è confermata dai dati diffusi ieri dall’Eurostat. Mentre l’Europa ha registrato nel 2017 un picco dell’occupazione, a dispetto dei reiterati annunci l’Italia è penultima tra i 28 membri per livello di impiego e per il divario tra uomini e donne, ancora alto. L’Eurostat sostiene che il tasso di occupazione sarebbe al 62,3%, in realtà altri dati attestano che è di poco superiore al 58%. Ben lontani entrambi dall’orizzonte di almeno 75% stabilito a livello Ue. Peggio fa solo la Grecia con il 57,8%. Lontana l’Europa è anche per il divario occupazionale tra uomini e donne: in Italia è al 19,8%, e solo Malta ha uno scarto maggiore con il 26,1%. La percentuale di donne lavoratrici è 52,5%, anche se il dato è in crescita. Solo in Grecia l’occupazione femminile è inferiore, al 48%. Il Jobs Act, con 18 miliardi di euro erogati alle imprese per assumere, non è servito a nulla mentre è record di lavoro precario a termine.

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