Una delle incognite relative al censimento che inizia oggi riguarda il numero dei rom. In base al censimento del 1991, quello ancora jugoslavo e prima delle guerre etniche, il numero dei rom in tutta la Bosnia Erzegovina era inferiore a 9.000. Al tempo, tuttavia, molti cittadini di nazionalità rom si erano significativamente identificati come «jugoslavi» e, secondo stime riportate da Human Rights Watch, il reale numero dei rom bosniaci sarebbe molto maggiore, intorno ai 100.000.

L’attuale meccanismo di ripartizione etnica degli impieghi pubblici li penalizza dunque fortemente e, come rilevato dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo nella sentenza Sejdic-Finci, i rom (come gli ebrei ed altre minoranze) sono esclusi da alcune cariche elettive. Se le stime delle organizzazioni non governative fossero confermate, i rom sarebbero il gruppo nazionale più numeroso dopo i cosiddetti tre popoli costitutivi, serbi, croati e bosgnacchi (bosniaco musulmani). Il timore di subire discriminazioni, o di perdere assistenza sociale nel caso in cui ne beneficino, porterebbe però oggi molti di loro a dichiararsi come appartenenti ad uno dei tre gruppi maggiori.

Alcuni rappresentanti di associazioni rom hanno denunciato come nelle settimane precedenti al censimento le proprie comunità siano state obiettivo di campagne informative mirate a persuadere i rom a dichiararsi altrimenti. L’agenzia Fena ha inoltre rilevato come sia estremamente esiguo il numero dei rom nelle file degli scrutatori. I risultati del censimento saranno resi noti entro 90 giorni dal suo svolgimento.