Rito di passaggio per antonomasia. Metaforicamente, e non solo. La maggiore età rappresenta il salto verso autonomia, consapevolezza, responsabilità e affrancamento. Mette fine alla crescita lineare, protetta dai «grandi» e addomesticata con abitudini, educazione e precetti. È la rottura del cordone ombelicale nei confronti dei genitori: dunque, la perfetta idea di filiarità interrotta. Si traduce – per estensione figurata – nell’allievo libero dall’ombra del maestro, ma anche nel pensiero finalmente svincolato dai dogmi familiari come pure nella visione del mondo indipendente dalla volontà pedagogica.

Spesso, un simile strappo viene fatto combaciare con l’emancipazione dall’età della subordinazione. In realtà, come non basta la certificazione anagrafica così la «mentalità libera» è tutt’altro che lineare, semplice, definitiva.
Abituato all’endiadi Umberto Curi esplora una duplice «dimensione» della filosofia: la riflessione che non può prescindere da testi sacri, icone letterarie e teatrali, totem della psicoanalisi. Con La porta stretta. Come diventare maggiorenni (Bollati Boringhieri, pp. 224, euro 16) si avventura lungo la sottile linea che, in teoria, separa il mito dall’interpretazione acclarata o la «verità» dal suo disvelamento rispetto all’opinione. Piuttosto insegue, testualmente, la «catastrofe» che norma ogni mutamento di vita, consapevolezza, potere e perfino di fede. Itinerario denso, frutto della decennale ricerca improntata sull’originalità della forza dello sguardo filosofico. Si muove dalla «porta stretta» di Luca e, insieme, dal VII libro della Repubblica platonica: la scoperta del pólemos evangelico accanto all’autentica lezione del mito della caverna. «Combattete» è il comando in risposta a chi chiede quanti sono i destinati alla salvezza divina, perché davanti all’uscio sarà «pianto e stridore di denti». Un agòn che rinvia all’orto dei Getsemani, decisione dolorosa in uno scenario altrettanto incerto.

E comincia proprio con la «conversione dello sguardo» e con il dolore la risalita dei prigionieri dell’antro in direzione della luce. Ma anche Platone duplica il conflitto, poiché ai «liberati» viene richiesto di tornare indietro a convincere (mettendo in gioco la sopravvivenza) chi non è mai uscito dalla caverna.
Così la transizione verso la salvezza divina – come pure il movimento della libertà terrena – orienta il percorso con altre «bussole» dentro lo stesso labirinto.

Per Curi, «la fuoriuscita dalla minorità è un processo inconcludibile». Si può diventare maggiorenni grazie al parricidio (metaforicamente lo Straniero e Teeteto ai danni di Parmenide) oppure con l’obbedienza (di Geremia con l’orecchio «circonciso»). Comunque, la porta è sempre stretta. La strategia degli aspiranti maggiorenni si dimostra assai meno definitiva della mera lotta o della banale prostrazione. Occorre fare i conti con l’autorevolezza di ogni interlocuzione. E bisogna rispettare sorprese, imprevisti e limiti. Uccidere il padre, per quanto solo dialogicamente, fa scattare trappole. E fidarsi di quello celeste, come fa Abramo, squaderna il conflitto con il proprio figlio.
Parricidio e devozione sono due linee-guida apparentemente parallele, finché Kant non replica al prevosto massone Johan Friedrich Zöllner e definisce Aufklärung come visione rischiaratrice. Dunque, si combatte per l’affrancamento sulla soglia che cambia prospettiva. Ma anche qui Curi evidenzia bene quanto il padre dell’Illuminismo sia stato «ucciso» già dalla filosofia di Hegel.

Nel saggio, entra in scena un piccolo esercito di personaggi emblematici: Edipo, Amleto, i fratelli Karamazov. Destini letterari votati però a dispiegare il transito verso la maggiore età. In alternativa, s’imbocca la strada religiosa: per Curi, ci si sottrae all’agonismo con il padre divino perché occorre sempre rispondere «Eccomi» e ascoltarlo devoti.
Altrimenti, dopo questa sorta di oscillazione polare alla ricerca della «porta stretta», non rimane che la sottrazione, il desiderio in negativo, una ostinata replica. È la celebre frase del copista Bartleby di Melville: «Preferirei di no è tutto ciò che si può dire. Senza alcuna velleità assolutistica. Senza protervia. Senza neppure il sospetto dell’eroismo», annota Curi.

Insomma, questa è la parabola nella ricerca filosofica davanti all’urgenza di essere «adulti». Tuttavia – in nota a pie’ di pagina del brillante lavoro di Curi – vale la pena sottolineare come esista «illuminazione» religiosa senza esegesi o si possa giocare la mossa del cavallo in più direzioni. In fin dei conti, sono «maggiorenni» anche tutti gli altri fedeli e l’esodo dai poteri si conferma davvero l’unica uscita di sicurezza…