La sera del 5 agosto, nel pieno di una tormenta electrica, un fulmine ha colpito un deposito di combustibile (il n. 51) nella base di supertanqueros (grandi cisterne) di Matanzas provocando un incendio di proporzioni tali che è stato definito «il più grande mai avvenuto a Cuba».

Le unità di pompieri della città e di altre provincie cubane si sono mobilitate subito per tentare di soffocare l’enorme incendio con i mezzi a loro disposizione. Senza riuscirvi. Il deposito colpito dal fulmine conteneva 26mila tonnellate di greggio di produzione cubana, semilavorato e con alta percentuale di zolfo, e ha generato un incendio di dimensioni tali da non poter essere contenuto.

NELLA MATTINATA del 6 agosto, il fuoco ha raggiunto il deposito contiguo (52), contenente diesel importato, e ha provocato un’esplosione enorme. Nelle ore seguenti, nonostante gli sforzi dei pompieri, il fuoco si è esteso ad almeno un’ altra cisterna. Il bilancio, fino a ieri, era di due morti, 14 scomparsi (tra le squadre di pompieri e militari che sono intervenute per prime), decine di feriti, di cui cinque in stato critico.

Il colossale incendio ha provocato una grande colonna di fumo nero e particelle incombuste che il vento ha portato verso ovest. Lunedì sono giunte fino all’Avana (distante quasi 90 km) oscurandone il cielo e provocando disagi e ansia nella popolazione. Fin dalle prime ore il governo locale ha proceduto a evacuare i residenti del barrio Dubrocq, il più vicino all’incendio.

Autorità e molti volontari si erano presentati sul posto per partecipare alle operazioni per contrastare l’incendio, alle quali partecipavano aerei e elicotteri che scaricavano acqua mista a sabbia per raffreddare gli altri depositi e cercare di impedire che il calore generasse un altro incendio.

La centrale di produzione elettrica Guiteras, sita vicino ai depositi che la alimentano di combustibile, ha smesso martedì di funzionare a causa di mancanza di acqua. Sia gli abitanti di Matanzas che di località vicine si sono mobilitati in azioni di solidarietà con le squadre di pompieri e con quelle di soccorso.

IL GOVERNO CUBANO ha chiesto l’aiuto di paesi amici e solidali (Venezuela, Nicaragua, Russia, Cile, Messico e Argentina) per ricevere aiuti di esperti e materiali che scarseggiano nell’isola. È stata accettata con gratitudine anche l’offerta di aiuto venuta da Washington e una commissione congiunta è stata subito indetta per organizzare gli aiuti. Il Messico, dopo aver inviato tecnici e materiale, sta preparando una spedizione di greggio per rifornire l’isola.

La causa del dramma è dovuta, secondo fonti governative, al fatto che i sistemi parafulmine, assai complessi, non sono stati sufficienti di fronte alla potenza del fulmine che ha colpito il deposito 51. Per avere un quadro più chiaro e ipotizzare difetti nella capacità di tali sistemi di scaricare a terra l’enorme potenza del fulmine, è necessario attendere i risultati dell’inchiesta del governo.

L’incendio al deposito 51 a Matanzas, Cuba (foto Ap)

Ma in rete, i soliti estremisti «anticastristi» abbondantemente finanziati da agenzie governative in Florida o legati a gruppi neofascisti (Vox) in Spagna e alle destre in Argentina, «hanno ritenuto di dover approfittare della tragedia per distorcere senza vergogna alcuna i fatti e fomentare il panico», scrive Joven Cuba, blog di Matanzas critico del governo cubano da posizioni di sinistra libertaria.

Alcuni membri della sessantennale contra hanno sostenuto, senza alcuna prova, che la tragedia è dovuta a difetti tecnici dei parafulmini («Negligenze hanno provocato il sinistro», Diario de Cuba) o addirittura come opera di sabotatori che hanno approfittato della tempesta.

Alcuni hanno addirittura negato che vi sia stata una tormenta elettrica con fulmini di grande potenza, nonostante la popolazione di Matanzas sia stata testimone di forti fulmini e tuoni durati quasi un’ora. A questa opera di esasperazione si è aggiunta anche una parte di sostenitori del governo che hanno ipotizzato un sabotaggio da parte di qualche organizzazione terrorista.

GLI AVVOLTOI volano sempre più bassi su Cuba. Approfittano di una situazione di gravissima crisi che da mesi attanaglia l’isola: dal collasso del sistema energetico – insufficiente a rispondere alle esigenze del paese e che impone lunghi e generalizzati blackout – alla crescente inflazione che supera le due cifre, all’acuta scarsezza di generi alimentari e medicine, all’epidemia di Covid-19 seguita da settimane da estesi focolai di dengue, alla massiccia emigrazione, specie di giovani.

La responsabilità di questa situazione non è solo del criminale blocco economico, finanziario e commerciale imposta da più di 60 anni dagli Stati uniti. Molte delle riforme approvate nei Lineamenti del 2011 sono ancora lungi dall’essere attuate.

Il fallimento della riforma monetaria decisa alla fine del 2021 ha innescato un ciclo di inflazione che sembra sfuggire al controllo del governo. Il quale negli ultimi mesi ha varato una serie di provvedimenti che riguardano agricoltura, commercio e investimenti esteri, sostegno alle piccole e medie imprese e, per ultimo, la decisione di far guerra al mercato nero della valuta estera (dollari ed euro, soprattutto) decidendo di comprarle al valore del mercato nero, 120 pesos per un dollaro, quasi cinque volte il valore «ufficiale», ma di non venderle ancora a un prezzo più equo.

La necessità di riforme strutturali è richiesta da gran parte della popolazione. In questa situazione volano gli avvoltoi della contra. In rete la campagna è massiccia e violentissima, critiche condite di allarmismo e fake news, le voci le più disparate raccolte senza verifica, commenti apocalittici su prossimi bagni di sangue e infine la «previsione» di ieri del Diario de Cuba: «Raúl Castro teme di fare la fine di Ceausescu».

Il fronte dei falchi statunitensi e delle destre europee e latinoamericane è schierato per cercare il colpo finale contro «la dittatura socialista cubana». Cuba non deve essere lasciata sola.