L’attesissima corsa straordinaria del Senato dell’Alabama si è conclusa, i seggi hanno chiuso, troppo tardi, per noi, alle 19 locali, le 2 di notte in Italia, per farci sapere il nome del vincitore. Nello Stato del sud il repubblicano Roy Moore e il democratico Doug Jones correvano per occupare il seggio lasciato vacante dal procuratore generale Jeff Sessions. Per Jones, che si presentava come «la voce della ragione», ha fatto campagna tutto il partito democratico, inclusi Obama e Biden, puntando molto sugli afroamericani, i più ragionevoli nello Stato conservatore.

IN GIOCO C’È MOLTO in quanto al momento la maggioranza repubblicana al senato è di 52 a 48, una vittoria di Jones, ridurrebbe il margine scendendo a 51 a 49, dando anche una spinta al partito democratico verso le elezioni di midterm del novembre 2018.

Questa elezione straordinaria è stata sin dall’inizio una corsa fuori dai binari, sin da quando Moore, candidato caro all’ultradestrorso direttore di Breitbart, Steve Bannon, ha sconfitto il senatore Luther Strange, nonostante questo fosse sostenuto sia dai repubblicani dell’establishment che da Donald Trump. Moore, per Il Gop, era considerato sinceramente troppo di destra.

L’ex giudice Moore è uno che va a votare col cappello da cowboy e che ha perso il posto ben due volte: una perché aveva installato nel tribunale un enorme monumento dedicato ai Dieci comandamenti, in quanto per lui «la legge divina viene prima della Costituzione», e un’altra perché si era rifiutato di autorizzare i matrimoni omosessuali, nonostante la sentenza della Corte suprema che li aveva legalizzati.

MOORE, D’ALTRONDE, non ha mai fatto mistero della propria omofobia e ha sempre sostenuto che essere gay dovrebbe essere illegale. Moore ha anche sostenuto che gli attentati del 9/11 e i recenti uragani, sono stati una punizione divina per gli americani, in quanto si sono allontanati da Dio.

Negli ultimi mesi questo campione di intolleranza ha dovuto affrontare uno scandalo che, per la sua natura, avrebbe dovuto affossarlo. Diverse donne lo hanno accusato per aver subito abusi sessuali quando lui aveva circa trent’anni e loro erano minorenni. Le accuse sono circostanziate, arrivano da donne diverse che non si conoscono tra loro, e raccontano una prassi identica; non si parla di femministe indignate, per una di loro l’onta maggiore è stata quella di essersi sentita dimenticata, visto che Moore ha ricorda nemmeno di averla incontrata.

IL PARTITO REPUBBLICANO si è diviso: diversi alti esponenti del Gop, come il leader della maggioranza al Senato Mitch McConnell, hanno preso le distanze dal candidato, il senatore dell’Arizona Jeff Flake ha pubblicato su Twitter la foto dell’assegno della sua donazione al candidato democratico, mettendo come causale «Il Paese prima del partito»; molti altri, però, dopo l’endorsement di Trump si sono stretti alla fine intorno al candidato, l’unico che hanno.

NELL’ULTIMA SETTIMANA Moore era sparito, poi ha fatto un colpo di teatro decidendo di riapparire, poche ore prima del comizio finale a Midland City, intervistato da una ragazzina di 12 anni per una tv cristiana.

Al suo ultimo comizio c’erano sia Trump con un videomessaggio che Bannon, il quale dal palco ha attaccato i repubblicani che non si sono schierati con Moore: «C’è un posto speciale all’inferno per i repubblicani che dovevano fare meglio», ha detto, parafrasando l’odiata Ivanka Trump, che aveva dichiarato, riferendosi a Moore, che «c’è un posto speciale all’inferno per i pedofili».

L’elezione per alcuni è un banco di prova per il movimento #metoo, che da settimane, a partire dagli scandali di Hollywood, fa cadere teste in ambienti sempre più trasversali, di destra e di sinistra, pubblici, statali e privati, a causa di molestie sessuali.

IN REALTÀ quello che si denuncia è un costume comunemente percepito se non come lecito, come normale, o quanto meno comune. La maggior parte di questi uomini, di destra e di sinistra, 70 enni o 40 enni, non capisce proprio cosa ci sia di male nel loro approccio, e più la mentalitá è conservatrice più lo stupore è sconsolantemente genuino.

L’impresentabile Moore è il campione di questo tipo di sguardo patriarcale, razzista e oscurantista, uno che ha dichiarato che l’inizio del declino è arrivato con l’abolizione dello schiavismo, uno che sotto sotto non è proprio convinto che le donne debbano votare. Bisognerà vedere da che secolo l’Alabama deciderà di voler prendere il suo senatore.