Nell’ottobre del ‘22 l’arrivo al potere di Mussolini segna l’avvio di una politica di sviluppo sportivo di massa, che inquadra l’attività fisica sotto l’autorità dello Stato. Grazie ad un’intensa propaganda, le vittorie sportive rappresentano altrettanti successi politici. Sfruttate all’estero per esaltare il regime, tali vittorie hanno lo scopo di rafforzare la coesione sociale attorno ad una coscienza nazionale e di trasformare gli sportivi in eroi civili. Con la promulgazione delle leggi razziali nel settembre del ‘ 38, il regime fascista avvia una politica persecutoria nei confronti degli ebrei, mettendo in atto un’epurazione da tutti i settori e dalle professioni tra le quali anche lo sport. Numerose associazioni sportive come il Club Alpino Italiano, ma anche i circoli degli scacchi, pubblicano un regolamento ‘ariano’. In quell’anno il padovano Renato Parenzo, di religione ebraica, aveva 21 anni. Venne così allontanato dalla scuola di scherma dell’ Accademia Comini, che frequentava insieme a tanti suoi coetanei. Dovette fuggire, si rifugiò nel Bassanese salvandosi così dalle deportazioni nei lager nazisti. La sua famiglia invece venne sterminata nei campi di concentramento. Dopo la guerra  tornò a Padova e diventò presidente degli impianti di scherma del Petrarca. Suo padre Giuseppe è ricordato in una pietra d’inciampo proprio davanti al Museo della Padova Ebraica.

Quella di Renato Parenzo è una delle numerose storie dei giovani padovani che hanno dovuto abbandonare lo sport perché ebrei, e che si possono conoscere grazie alla mostra “ L’importanza di partecipare “ che, sino al 29 marzo, è stata allestita al Museo della Padova Ebraica. In esposizione documenti, fotografie e oggetti di alcuni membri della comunità ebraica padovana costretti ad interrompere la loro attività sportiva a causa delle discriminazioni razziali.

La mostra è organizzata dalla comunità ebraica di Padova e dal suo museo, inoltre è patrocinata dal Comune di Padova, da CoopCulture e dall’Accademia di Scherma Comini, che ha prestato per l’occasione una maschera e un fioretto dell’epoca, in esposizione. Alcuni documenti e foto sono stati concessi dall’Archivio della Famiglia Comini. Un importante contributo viene dall’Archivio di Stato, grazie al quale è stato possibile esporre documenti riguardanti una società sportiva padovana e gli elenchi dei beni sequestrati ad alcune famiglie degli sportivi ebrei.

Per informazioni

Museo della Padova Ebraica Email padovaebraica@coopculture.it. Biglietto d’entrata €8 intero, €6,50 ridotto.