Kill Bill inizia con un proverbio Klingon: ‘La vendetta è un piatto che va servito freddo.’ La star del film di Tarantino lo ha fatto la settimana scorsa con un’intervista rilasciata al New York Times intitolata ‘Ecco perché Uma Thurman è arrabbiata’. Le sue rivelazioni vanno ad aggiungersi a quelle dei nomi del lungo elenco delle vittime del Harvey Weinstein ma contengono anche delle accuse al regista Quentin Tarantino con cui ha fatto tre film. Non riguardano soltanto la sua complicità con Weintsein, all’epoca capo della Miramax, – soprannominata ‘La casa che Quentin ha costruito’ –  ma anche un incidente automobilistico accaduto durante le riprese di Kill Bill Volume 2 in Messico. Secondo la Thurman, l’auto non era sicura ma nonostante le sue obiezioni Tarantino ha insistito che lei la guidasse. Non finisce bene.

E ci sono altre accuse: “Tarantino ha dato egli stesso dei tocchi sadici, sputandole in faccia quando sullo schermo è Michael Madsen a farlo e strangolandola con una catena quando sullo schermo è l’adolescente Gogo a farlo.”

Ma questo non è nulla di nuovo. Vi ricordate Diane Kruger strozzata in Bastardi Senza Gloria? Le mani erano quelle di Tarantino. Fare un cameo durante una scena di genere non è affatto originale, come del resto molte cose dei film di Tarantino. Dario Argento lo faceva spesso nei suoi film. Dobbiamo chiederci, però alla luce del movimento #MeToo come mai questo trattamento sia riservato solo alle donne. Non possiamo immaginare Tarantino che sputa in faccia a Samuel L. Jackson?

Ma Tarantino è un grande regista e i grandi registi hanno fama di essere bastardi. William Friedkin ha schiaffeggiato un prete prima di girare la scena finale di L’ Esorcista e per Il braccio violento della legge ha fatto un inseguimento ad alta velocità in centro di New York senza permessi o misure di sicurezza e che finisce con un incidente che non aveva nulla a che fare col film. Con la sua mania di perfezione, Stanley Kubrick ha quasi rovinato la vista di Malcolm McDowell mentre girava L’arancia Meccanica e la salute mentale di Shelley Duvall in Shining. C

i sono poi le vite perse. Come quelle di Vic Morrow e di due bambine il 23 luglio del 1982, uccisi da un elicottero che si precipitò su di loro mentre si girava una scena di Ai confini della realtà. Nonostante il regista John Landis ed altri siano stati assolti, molte misure di sicurezza passarono inosservate tanto che Landis ad un certo punto, avvisato dai pericoli, disse scherzando “forse perderemo un elicottero”. Il suo co-regista Steven Spielberg ruppe con Landis commentando in questo modo:  “Non vale la pena morire per nessun film… Se qualcosa non è sicuro è il dovere di ogni attore, e membro dell’equipaggio gridare ‘Cut!'” Forse siamo arrivato al punto di dire ‘Cut!’ anche ai mostri sacri del cinema.