Un quaderno di campagna è un taccuino, può essere un’agendina, un block-notes purché abbia un calendario dell’anno in corso. Per chi coltiva con l’obiettivo di una relazione sempre più attenta con la sua pur piccola particella di terra, avere un quaderno di campagna è fondamentale. Si arriva ad apprezzarne l’importanza dopo vari anni. La prima cosa da annotare è il nostro particolare microclima. Ogni giorno, basta un simbolo convenuto, un sole per indicare se è stato sereno, un numero, nel caso la temperatura sia stata rilevante. Una nuvola, una nuvola con pioggia, trattini più intensi se ha piovuto molto, un cristallo di neve, sole con i raggi tutta da una parte per indicare il vento forte e ciascuno secondo la sua fantasia. Con gli anni comprenderemo e conosceremo le regolarità ed irregolarità del nostro clima locale. Sapremo gli andamenti del freddo e conosceremo i periodi nei quali ci dobbiamo attendere la grandine. Certamente esistono i bollettini ma non saranno mai calibrati sul nostro microclima, questo, possiamo arrivare a comprendere solo noi.

Un quaderno di campagna ci serve per avere un diario di tutte le operazioni che intraprendiamo, dalle semine alle messe a dimora di essenze più o meno importanti. Sapremo, col tempo, in quanti anni, da noi, un albicocco a radice nuda arriva a fruttificare ed in quale periodo. Annotando ogni giorno quello che facciamo, impareremo a diminuire gli errori. Cominciando da gennaio, periodo di stasi, e giungendo all’inverno successivo. A seconda della grandezza del nostro orto, dovremo adottare un taccuino più o meno grande ma, allenando il nostro spirito di osservazione, man mano vedremo che, molto spesso, ci toccherà scrivere in piccolo, lo spazio sulla pagina ci starà stretto.

Da dieci anni, ovvero da quando, finalmente, ho un mio podere, compilo il mio quaderno di campagna. E’ su questo periodo di tempo che mi sono reso conto di quanto mi sia stato utile.

Non ci sono regole fisse. E’ sempre utile. Sia che lo si tenga in maniera tecnica, sia che lo si compili in maniera diaristica. Un orto, un podere, presentano infinite variabili. Un quaderno di campagna ci indicherà l’andamento delle stagioni e di come la vegetazione, non solo il coltivato ma anche il selvatico, si comporti. Sapremo quando è più opportuno seminare, concimare, potare, sarchiare.

Conosceremo gli anni di «carica e di scarica» dei nostri alberi da frutta. Sapremo individuare le fasce limite per qualunque altra operazione. Annotare, per esempio, «seminato il basilico in vaso», poi, «messa a dimora del basilico», «raccolta del basilico» ci insegnerà molto. Un quaderno di campagna ci restituisce il senso del tempo, in generale, in un periodo della storia dell’uomo dove sono le macchine a stabilire i nostri ritmi troppo spesso forsennati e innaturali. Oltre ad insegnarci a come comportarci in armonia con il nostro luogo passando dall’interagire con esso tramite la costruzione del nostro micropaesaggio, impareremo e ci divertiremo ad annotare – mi è capitato – le migrazioni degli uccelli che si fermano un momento da noi, possono essere le rondini sui fili della luce, oppure le visite di animali come ricci o volpi. Possiamo annotare l’avvistamento di insetti particolarmente rari o che si stanno diradando come le lucciole. Ciascuno troverà, a distanza di anni, quanto sarà stato utile soffermarsi, qualche minuto, dopo il lavoro, a descrivere con minore o maggiore intensità quanto abbiamo intrapreso o quanto è semplicemente accaduto nel nostro orto o giardino. Una bellissima poesia di Goethe dice che il contadino che nelle sere d’inverno mette in pentola il suo bel cavolo, rammenterà i giorni nei quali lo avrà seminato, quando sarà germogliato, quando lo avrà liberato dalle infestanti… Ecco, il nostro quaderno di campagna ci restituirà il sapore intenso di quel cavolo di Goethe.