L’impiccione 38/. Lettera di Cipollone e strategia di Trump
1° GIORNO DALLA RICHIESTA DI NANCY PELOSI DI COMINCIARE A REDIGERE GLI ARTICOLI DI IMPEACHMENT CONTRO TRUMP La Casa Bianca non costruirà la difesa di Trump né parteciperà in alcun […]
1° GIORNO DALLA RICHIESTA DI NANCY PELOSI DI COMINCIARE A REDIGERE GLI ARTICOLI DI IMPEACHMENT CONTRO TRUMP La Casa Bianca non costruirà la difesa di Trump né parteciperà in alcun […]
1° GIORNO DALLA RICHIESTA DI NANCY PELOSI DI COMINCIARE A REDIGERE GLI ARTICOLI DI IMPEACHMENT CONTRO TRUMP
La Casa Bianca non costruirà la difesa di Trump né parteciperà in alcun modo alla procedura di impeachment della Camera. In una lettera senza sfumature, il consulente della Casa Bianca Pat Cipollone ha scritto che i Democratici hanno già “fatto perdere abbastanza tempo all’America con questa farsa”.
LA CASA BIANCA NON COLLABORA
Cipollone ha denunciato l’inchiesta di impeachment e ha invitato i Democratici a interrompere questo processo, oppure a chiederlo rapidamente in modo da procedere all’udienza che si terrà al Senato, dove la partecipazione di Trump è probabile.
Nei due paragrafi di lettera non si specifica ciò che il team legale di Trump avrebbe intenzione di fare, ma persone vicine alla Casa Bianca hanno detto che ci sarebbero volute importanti concessioni da parte dei Democratici per far cambiare idea a Trump e farlo presenziare alla Camera, luogo ostile a maggioranza democratica.
La posizione di questa Casa Bianca è in netta controtendenza rispetto ai passati impeachment. Sia gli avvocati di Richard Nixon che di Bill Clinton avevano partecipato alle indagini e avevano anche presentato lunghe oratorie di difesa davanti alla Commissione Giustizia.
Nel caso di Trump il rifiuto a comportarsi in modo analogo è abbastanza sorprendente, considerato che lui e i suoi alleati si sono lamentati per mesi di essere trattati ingiustamente e di avere diritto a una rappresentanza legale nell’inchiesta. Ora, invece, rifiutano proprio la possibilità che continuavano a chiedere.
STRATEGIA REPUBBLICANA
La strategia repubblicana pare essere quella dell’eterno lamentarsi per un trattamento ingiusto. Anziché accettare di difendere il presidente, i Repubblicani della Camera hanno chiesto di interrogare otto nuovi testimoni, scelti tra quelli che sicuramente i Democratici non convocheranno.
Si tratta, ad esempio, del whistleblower che con la sua denuncia ha fatto aprire il caso di impeachment e che è sotto protezione per mantenere l’anonimato o il presidente della Commissione di Intelligence della Camera Adam Schiff. O Hunter Biden, figlio di Joe Biden.
Nessuno di questi testimoni ha alcuna funzionalità nello stabilire se Trump abbia o meno fatto pressioni sull’Ucraina per avere dei vantaggi politici personali. Servono a parlare d’altro, ad alimentare una retorica simile a quella di “e allora le foibe?”. La scelta rientra nella strategia repubblicana dell’era Trump, basata sull’alzare polveroni per schivare il confronto.
DIFFERENZE DI NARRAZIONE RISPETTO AGLI ALTRI IMPEACHMENT
Questa tecnica, per quanto ovvia e rudimentale, sta però portando dei frutti. Settimane di udienze con testimoni di alto profilo, dettagli sul comportamento del presidente, non hanno fatto cambiare idea agli elettori o ai deputati di entrambe le parti e pochi a Washington si aspettano che l’esercizio si concluda in qualcosa di diverso da una contrapposizione partigiana.
Negli impeachment precedenti, c’era una serie di fatti prodotti e diffusi da agenzie di stampa che autoregolavano la qualità dei loro rapporti attraverso norme e standard di giornalismo. Il pubblico riceveva una narrazione; l’unica domanda era cosa farne. Oggi, con l’uso dei social media da Trump in giù, le news via cavo 24 ore su 24, i media che non seguono le pratiche più etiche, portali di cospirazionismo strumentale come Breitbart e la diffusione di bugie da parte della Casa Bianca senza conseguenze politiche, i fatti stessi sembrano scivolosi, rendendo un legittimo voto di impeachment praticamente impossibile.
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