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L’impiccione 36/. Parola di esperti

L’impiccione 36/. Parola di esperti

1° GIORNO DALL’APPROVAZIONE DEL RAPPORTO PER L’IMPEACHMENT Ieri si è tenuta la prima udienza della Commissione Giustizia della Camera che deve decidere sull’impeachment di Trump. Quattro docenti di giurisprudenza hanno testimoniato a […]

Pubblicato quasi 5 anni fa

1° GIORNO DALL’APPROVAZIONE DEL RAPPORTO PER L’IMPEACHMENT

Ieri si è tenuta la prima udienza della Commissione Giustizia della Camera che deve decidere sull’impeachment di Trump. Quattro docenti di giurisprudenza hanno testimoniato a porte aperte. I tre chiamati dai Democratici hanno sostenuto che ci sono prove sufficienti degli sforzi di Trump per convincere l’Ucraina a danneggiare Joe Biden, suo potenziale rivale democratico del 2020. Per l’unico esperto chiamato dai Repubblicani, invece, l’inchiesta si è mossa troppo velocemente.

DIFFERENZA TRA DEMOCRATICI E REPUBBLICANI

Questo è un po’ il cuore del problema. I Dem hanno tutto l’interesse che questo impeachment si chiuda il prima possibile per evitare che si accavalli alle elezioni per le primarie democratiche, che cominciano il 3 febbraio. Se così non dovesse essere, tutta la campagna elettorale diventerebbe non più un confronto su temi quali la sanità, il salario minimo, i diritti civili: la conversazione verrebbe monopolizzata e avvelenata dall’impeachment. Per questa ragione i Democratici spingono sull’acceleratore, consapevoli che alla fine dovrà essere il Senato, a maggioranza repubblicana, a decidere se rimuovere o meno Trump, e che con ogni probabilità prenderà la decisione di non rimuoverlo.

Questa conclusione comunque permetterebbe loro di mostrare alla propria base di aver fatto di tutto per ripristinare un sistema di legalità, ma che questo non è possibile per colpa dei Repubblicani. Affermato questo punto e archiviato il processo, i Dem potrebbero dedicarsi solo alla campagna elettorale. Per i Repubblicani, invece, è vero l’opposto. Un impeachment trascinato per buona parte della campagna permetterebbe a Trump di dipingersi come vessato e perseguitato da un partito che ha il solo fine di sovvertire un risultato elettorale avverso, rimuovendo un presidente eletto democraticamente dal popolo.

I QUATTRO ESPERTI

A testimoniare sono stati quattro costituzionalisti: tre chiamati dai Democratici – Noah Feldman, Pamela Karlan e Michael Gerhardt – e uno convocato dai Repubblicani, Jonathan Turley. Nel 1998 Turley aveva preso parte al processo di impeachment per Bill Clinton, quella volta sostenendo la necessità di procedere. Durante le otto ore di udienza i quattro professori hanno evitato il gergo legale e i termini tecnici, consapevoli di essere in diretta TV e di rivolgersi più alle persone a casa che ai deputati della Camera.

Tutti e quattro sono stati concordi sul fatto che qualsiasi sarà la decisione finale, questa influenzerà gli equilibri costituzionali americani per i decenni a venire. I tre professori scelti dai Democratici e quello scelto dai Repubblicani non hanno concordato su nient’altro. L’udienza si è concentrata per lo più sulle definizioni costituzionali di abuso di potere, corruzione e interferenze straniere.

Feldman ha sottolineato che “non c’è niente di sbagliato in qualcuno che chiede un favore nell’interesse degli Stati Uniti d’America. Il problema è che il presidente usa il suo ufficio per sollecitare o chiedere un favore a suo vantaggio personale” e che la telefonata di Trump al presidente dell’Ucraina “è la definizione stessa di corruzione ai sensi della Costituzione”.

LA STELLA DI PAMELA KARLAN

A brillare è stata in special modo la professoressa Pamela Karlan, che si è contraddistinta per chiarezza e discorsi diretti. “Contrariamente a quanto ha affermato il presidente Trump – ha detto Karlan – l’articolo 2 non gli conferisce il potere di fare tutto ciò che vuole. Questa è la differenza tra il presidente e un re”.

Karlan per spiegare la portata della richiesta di Trump al presidente ucraino ha detto: “Immaginate di vivere in una parte del Texas soggetta a inondazioni devastanti. Cosa pensereste se il vostro governatore chiedesse un incontro con il presidente per discutere gli aiuti stanziati dal Congresso e invece si sentisse dire: Vorrei ci facessi un favore?”.

“Alla Costituzione degli Stati Uniti – ha proseguito Karlan – non importa se il prossimo presidente è Donald Trump o qualcuno dei Democratici o di un terzo partito. La Costituzione è indifferente a questo, ciò che importa alla Costituzione è che si abbiano elezioni libere”.

Karlan si è aggiunta alle altre donne, l’ex ambasciatrice Usa in Ucraina Marie Yovanovitch e l’ex funzionaria del Consiglio di sicurezza nazionale Fiona Hill, che sono state testimoni straordinarie di questo procedimento di impeachment.

LE CONCLUSIONI

Nelle conclusioni i tre studiosi chiamati dai Democratici hanno sostenuto senza ombra di dubbio l’opportunità dell’impeachment, affermando che i rapporti di Trump con l’Ucraina hanno raggiunto la soglia stabilita dalla Costituzione per i “reati invalicabili”.

“Se ciò di cui stiamo parlando non è vietato, allora nulla è vietato”, ha dichiarato Gerhardt. Feldman ha affermato che “se non riusciamo a mettere sotto accusa un presidente che ha abusato del suo ufficio per vantaggio personale, non viviamo più in una democrazia”.

Turley ha continuato a sostenere che i Democratici non si stanno prendendo il tempo necessario per indagare a fondo sul caso. Sul New York Times, Peter Baker ha sottolineato che i Repubblicani della Camera nel 1998 per l’impeachment di Bill Clinton si erano effettivamente mossi anche più rapidamente.

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