13º GIORNO DALL’INIZIO DELLE UDIENZE PUBBLICHE SULL’IMPEACHMENT

Ed è arrivato anche Thanksgiving; il presidente del Comitato di intelligence della Camera, Adam Schiff, ha dichiarato che “presto” i democratici presenteranno un rapporto riguardo la campagna di pressione di Trump sull’Ucraina. Appena i deputati torneranno dalla pausa del giorno del Ringraziamento consegneranno l’inchiesta di impeachment al comitato giudiziario.

SI PREPARANO GLI ARTICOLI DI IMPEACHMENT

Il dibattito all’interno del partito ora verte su quanto ampi debbano essere gli articoli di impeachment. Alcuni democratici prefigurano pagine e pagine di articoli distinti, includendo anche la condotta delineata nel rapporto Mueller sul Russiagate e l’ostruzione della giustizia in merito all’indagine sull’Ucraina. Altri invece vorrebbero limitare gli articoli solo allo scandalo ucraino. Questa seconda scelta è forse meno ortodossa ma mira alla comprensibilità in modo da rendere tutta la vicenda più facilmente leggibile per il pubblico americano.

 

I PRESIDENTI NON SONO RE

In attesa del tacchino di Thanksgiving, una corte federale ha decretato che l’ex consigliere della Casa Bianca, Don McGahn, non è esente dall’obbedire a un mandato di comparizione da parte della Camera, anche se la Casa Bianca afferma che il personale attuale e non più in carico, gode di “un’immunità assoluta”.

Questa decisione è rilevante in quanto non riguarda solo McGahn, ma anche l’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, che ha più volte affermato di essere in possesso di informazioni preziose ma che finora non ha testimoniato nell’indagine sull’impeachment per via del veto della Casa Bianca.

Il dipartimento di giustizia ha, ovviamente, già in programma di presentare ricorso, ma la situazione non è cosi semplice come si pensava emanando un veto a comparire.

Il caso quasi sicuramente arriverà davanti la Corte Suprema, e il giudice della corte federale che ha deliberato su McGahn, Ketanji Brown Jackson, sembra aver scritto la sentenza avendo ben chiaro in mente questa eventualità.

“Detto in parole semplici – ha scritto Brown Jackson – il principale apporto degli ultimi 250 anni di storia americana è che i presidenti non sono re. Ciò significa che non hanno soggetti, legati dalla lealtà o dal sangue, di cui hanno il diritto di controllare il destino. Piuttosto, in questa terra di libertà, è indiscutibile che gli attuali ed ex impiegati della Casa Bianca lavorino per il Popolo degli Stati Uniti e che prestino giuramento per proteggere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti”.

L’INOSSIDABILE AMICIZIA FRA GIULIANI E TRUMP

Chi non ha nessuno scudo a proteggerlo è l’ex sindaco di New York e avvocato personale di Trump, Rudy Giuliani.

I pubblici ministeri federali che indagano sui soci di Rudy Giuliani hanno avviato un’inchiesta che potrebbe portare ad accuse penali che vanno dalla cospirazione e ostruzione della giustizia alle violazioni del finanziamento della campagna e al riciclaggio di denaro.

La Cnn ha riportato che i rapporti finanziari di Giuliani con i suoi associati Lev Parnas e Igor Fruman, sono sotto esame da parte degli investigatori. Parnas e Fruman sono stati arrestati per violazione della legge sul finanziamento delle campagne elettorali, in precedenza avevano aiutato Giuliani a spingere le teorie della cospirazione in Ucraina riguardo le elezioni del 2016.

Giuliani ha testualmente dichiarato alla Cnn di non essere a conoscenza “di nessuna di quelle stronzate” contenute nella denuncia.

Trump sbandiera ancora fiducia in Giuliani: durante un evento con il primo ministro bulgaro che si è tenuto alla Casa Bianca, a favore di telecamere The Donald ha dichiarato: “Rudy è un grande lottatore e lo fa contro il crimine, e la corruzione, probabilmente è il migliore in 50 anni. Anche quando era procuratore era fenomenale. Rudy è una persona eccezionale. E penso che forse la stampa non lo stia trattando molto bene, e ciò è ingiusto”.