17° GIORNO DALL’APERTURA DELL’INDAGINE PER IMPEACHMENT

La giornata di ieri non è stata una delle migliori per Donald Trump, come si evince anche dalla compulsività dei suoi tweet, la cui abbondanza è sempre direttamente proporzionale alle brutte notizie. A mezzogiorno lo stress era già a livelli di guardia

 

PRIMO PROBLEMA: MARIE YOVANOVITCH

Marie Yovanovitch, ex ambasciatrice Usa in Ucraina, ha deciso di disobbedire all’ordine della Casa Bianca di non collaborare all’inchiesta sull’impeachment, e ha fornito la sua deposizione al Congresso, anche a rischio di perdere il lavoro. In un’udienza a porte chiuse alla Camera ha affermato che la decisione di Trump di rimuoverla dal suo ruolo è avvenuta sotto le pressioni dell’avvocato personale, e informale emissario internazionale del tycoon, Rudy Giuliani.

“Con tutto il rispetto per l’ex sindaco Giuliani – ha dichiarato Yovanovitch – ho avuto con lui solo contatti minimi. Non conosco i motivi del signor Giuliani per attaccarmi, ma persone che sono considerate dei suoi contatti potrebbero aver creduto che le loro personali ambizioni finanziarie fossero ostacolate dalla nostra politica anticorruzione in Ucraina”.

Così spiega l’ex ambasciatrice le ragioni del suo brusco siluramento (le è stato letteralmente chiesto di tornare a Washington col primo aereo) nonostante il Dipartimento di Stato credesse che non avesse “fatto nulla di male”.

Questa deposizione è un’accusa su come l’amministrazione Trump stia conducendo la politica estera Usa e su come diversi attori politici in quest’area siano in cerca di guadagno e poteri personali, minando il lavoro dei funzionari del governo americano e minacciando gli obiettivi politici degli Stati Uniti, indebolendo così il Dipartimento di Stato.

A seguito della deposizione di Yovanovitch anche l’ambasciatore Usa alle UE, Gordon Sondland, ha deciso di disobbedire e testimonierà il 17 ottobre.

 

SECONDO PROBLEMA: RUDY GIULIANI

Il New York Times ha fatto sapere che le autorità federali della Grande Mela stanno indagando su Giuliani per accertare se, con le sue attività in Ucraina, abbia violato o meno le leggi Usa sul lobbying. Giuliani, dopo Michael Cohen, è il secondo avvocato personale di Trump ad essere oggetto di un’indagine federale.

L’ex sindaco della “tolleranza zero”, da modello di rettitudine d’acciaio degli anni ’80 e ’90, sinossi vivente di una puntata di Law and Order, è oggi divenuto emblema della corruzione dei quartieri alti di Manhattan alla corte di Trump. Giuliani ha sempre desiderato essere rilevante, nel 2007 era ancora il sindaco del 9/11, in testa come possibile candidato repubblicano alla presidenza ma poi tutto è evaporato; con Trump, invece, è diventato il Segretario di Stato ombra. Giuliani ha negato di aver commesso qualsiasi illecito in Ucraina, ma ha riconosciuto che lui e i suoi associati hanno lavorato con i pubblici ministeri ucraini per raccogliere informazioni potenzialmente dannose su Yovanovitch e su altri obiettivi di Trump, tra cui l’ex vice presidente Joe Biden

 

TERZO PROBLEMA: LE TASSE

Il ricorso di Trump è stato respinto e The Donald dovrà consegnare al Congresso le dichiarazioni al fisco degli ultimi 8 anni, sia personali che aziendali.

A sollevare questo polverone fiscale è stata la testimonianza, nell’ambito del Russiagate, di Michael Cohen. Il primo avvocato personale di Trump, oggi in carcere, aveva dichiarato che il presidente gonfiava e sgonfiava il valore dei suoi beni a proprio vantaggio personale.

 

QUARTO PROBLEMA: I REPUBBLICANI RIBELLI O CONFUSI

Il governatore repubblicano del Maryland, Larry Hogan, ha espresso pubblicamente il proprio sostegno all’inchiesta sull’impeachment: il numero di repubblicani che si discosta

dal sostegno inossidabile del partito sta crescendo, anche se ancora la maggioranza fa quadrato attorno alla Casa Bianca, ma è sempre più difficile non condannare le azioni di Trump senza giustificarle.