1º GIORNO DALL’INIZIO DELLE AUDIZIONI PUBBLICHE SULL’IMPEACHMENT

Ciò che è accaduto ieri è stata una cosa grossa: il Congresso ha aperto una serie di audizioni formali di impeachment, la terza della storia moderna degli Stati Uniti. La portata di questo evento va anche oltre: descrive e delinea due visioni dello Stato, del potere e della loro narrazione.

CHI HA PARLATO IERI

I due testimoni sono stati Bill Taylor, il massimo diplomatico americano in Ucraina, e George Kent, un alto funzionario del Dipartimento di Stato, e l’audizione è durata quasi sei ore. Entrambi hanno dovuto specificare, in risposta alle accuse dei Repubblicani, di non essere spinti da partigianeria, ma che in trent’anni di carriera hanno lavorato con amministrazioni di entrambi i partiti.

Taylor ha ricapitolato scrupolosamente la cronologia dello scandalo ucraino. E ha fornito una nuova bomba: uno dei membri del suo staff durante una cena con Gordon Sondland, ambasciatore Usa presso l’Unione europea e attore chiave del ministero degli esteri ombra in Ucraina, aveva sentito una telefonata fra lui e Trump in cui parlavano delle “indagini” che “gli ucraini avrebbero portato avanti”. Interrogato dal membro dello staff di Taylor su quale fosse l’opinione del presidente sull’Ucraina, Sondland aveva risposto: “Il presidente si preoccupa di più delle indagini su Biden che dell’Ucraina”.

George Kent nella sua testimonianza ha parlato della sua preoccupazioni per il ruolo dell’avvocato di Trump, Rudy Giuliani, accusato di aver portato avanti una campagna per trovare informazioni screditanti su Joe Biden. Le mosse di Giuliani avevano portato all’ingiustificato allontanamento di Marie Yovanovitch, ai tempi ambasciatrice Usa in Ucraina, poco docile nel facilitare il piano di Giuliani.

Per Kent le accuse screditanti di Giuliani verso Yovanovitch erano “informazioni false” fornite da “ex pubblici ministeri corrotti” per “vendicarsi di chi aveva denunciato la loro cattiva condotta, inclusi i diplomatici statunitensi”.

L’EVENTO MEDIATICO C’È STATO

L’udienza è stata seguita da milioni di americani, anche nei luoghi di lavoro e in molti bar sugli schermi solitamente dedicati allo sport. Per quasi tutto il giorno, i primi 8 trending topics di Twitter in Usa hanno riguardato l’udienza. La discrepanza tra accusa democratica e difesa repubblicana è stato l’elemento chiave, più del contenuto delle testimonianze.

Il New York Times ha commentato che “sembrava che Democratici e Repubblicani stessero conducendo indagini diverse”; la rivista ben più liberal Mother Jones ha invece riassunto la giornata così: “I Repubblicani hanno trascorso il primo giorno delle udienze di impeachment in una realtà alternativa”.

UNA DIFESA SU LE TEORIE DEL COMPLOTTO

Adam Schiff, presidente democratico della commissione di intelligence, nel suo discorso introduttivo ha sintetizzato come si fosse arrivati a quel punto: “Se scopriamo che il presidente degli Stati Uniti ha abusato del suo potere, cosa dobbiamo fare? Dobbiamo semplicemente passarci sopra?”. I membri del Gop, per distogliere l’attenzione dalle prove incriminanti, hanno trascorso gran parte della giornata cercando di eludere i fatti fondamentali della controversia e di sostituirli con l’idea del il complotto anti-Trump.

Il deputato Devin Nunes nella commissione di intelligence ha fatto una dichiarazione di apertura che era una raccolta del flusso di coscienza delle parole d’ordine di FoxNews: la bufala del Russiagate, il dossier di Steele che ne è all’origine, l’ingerenza ucraina nelle elezioni del 2016, il whistleblower. Difficilmente seguibile da chi non guarda FoxNews.

Nunes ha sostenuto che il processo di impeachment è di per sé una cospirazione montata dai Democratici con modalità da setta all’interno di un’atmosfera caratterizzata dal segreto e spesso irresponsabilmente arbitraria e opprimente. Nunes è andato ancora oltre e ha denunciato l’Fbi, elementi del Dipartimento di Giustizia e il Dipartimento di Stato, per aver complottato contro Trump. Ha di fatto accusato Taylor e Kent di unirsi all’infinito piano dei poteri forti per distruggere Trump.

Il repubblicano Jim Jordan ha esclamato a gran voce che non può esserci nessun quid pro quo perché alla fine la Casa Bianca ha rilasciato l’assistenza di sicurezza per l’Ucraina. La Casa Bianca lo ha fatto, sì, ma dopo aver appreso che un whistleblower aveva riferito ai suoi superiori della telefonata di Trump a Zelensky. Telefonata che Nunes ha descritto come un “piacevole scambio tra due leader”.

DUE FILM DIVERSI

In questo giorno di apertura, i Democratici hanno aderito alla loro sceneggiatura, presentando testimoni che si basavano sui fatti e che hanno spassionatamente portato le loro testimonianze, in quanto i Democratici mirano a raccontare una semplice storia comprensibile di evidenti illeciti di Trump. I Repubblicani non possono confrontarsi con questo copione in quanto i fatti non sono dalla loro parte, perciò la loro linea di difesa è quella di sbeffeggiare e minimizzare tutta la vicenda, e di accusare i Democratici di essere loro ad abusare del potere che hanno.

Verso la fine dell’udienza, Jordan ha definito l’indagine del consigliere speciale Robert Mueller una frode di cui la vicenda dell’Ucraina altro non è che la continuazione. Nunes ha definito l’idea che Trump possa aver fatto pressioni su Zelensky come “la madre di tutte le teorie della cospirazione”. L’udienza è stata l’ennesima dimostrazione della cieca lealtà dei Repubblicani verso Trump e il loro abbraccio, ormai fin troppo familiare, a una tattica pericolosa e demagogica: soffocare la razionalità con la paranoia.