Una spia nordcoreana, che da dieci anni vive a Seul, improvvisamente viene richiamata in patria. La notizia è drammatica per il protagonista del romanzo, perché rimette in circolo la memoria: l’infanzia in Corea del Nord, l’università a Seul, le proteste e l’incontro con la sua futura moglie, nella Corea degli anni 80. Nonostante la vita rassegnata e noiosa che la spia conduce nell’attuale e individualista Corea del Sud, Pyongyang è un lontano ricordo, che si riverbera sul presente attraverso paure e incomunicabilità.

L’individualismo dell’attuale società sudcoreana è uno schiaffo in faccia ai protagonisti, presi dall’ansia di ritagliarsi un posto morale ed etico nella propria vita. L’evento che richiama la spia, per quanto nascosto inizialmente, attiva una girandola di storie e di riflessioni che accomuna tutti i protagonisti, su cui spiccano la moglie e la figlia della spia in crisi di identità. Due figure femminili destinate a rivalutare il ruolo della donna, nella tradizionale società confuciana asiatica.

Insieme a loro tante altre storie si dipanano, in una trama fitta di personaggi, eventi, intervallate da viaggi nel tempo. Protagonisti del libro infatti sono anche le città: la Pyongyang dell’infanzia del protagonista, la misteriosa Pyongyang attuale, sconosciuta e supposta, la Seul degli anni 80 e quella attuale, così vicina e simile a tante altre città asiatiche: disumana a tratti, ma capace di raccogliere un’infinità di storie, che tratteggiano la vitalità di luoghi e ambienti in progressione costante. Verso dove, è la domanda che si fanno tutti i protagonisti, senza giungere ad alcuna conclusione. Perché forse, una spiegazione logica, non esiste.