Gli Stati di diritto e le società civili si distinguono da quelli barbari per il fatto che accettano limiti. Accettano e si impongono l’idea che vi son cose che non si possono fare, mai, in nessuna circostanza, per nessun motivo. Ma il governo italiano ha preteso di fare gli interessi dei cittadini usando i corpi di oltre un centinaio di persone in fuga da paesi in guerra, per cercare di costringere altri paesi europei a farsene carico.

Di fronte a quanto accade l’opinione pubblica si divide tra chi prova vergogna e chi è incapace di vergogna.

La Costituzione riconosce a tutti gli individui i diritti fondamentali e richiede l’adempimento dei doveri di solidarietà. Non solo le prescrizioni del diritto, ma anche l’etica fondamentale per cui gli italiani vantano la loro umanità richiede di considerare ogni essere umano come persona, da rispettare nella sua individuale dignità: non numero anonimo in una massa, ma persona. A ciascun individuo si riferiscono i precetti di non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te (Vangelo) e di non usare le persone altrui come mezzo, anziché come fine (Kant). La posta in gioco è grande e terribile.

A venir insidiato è l’imperativo etico del soccorso a chi si trovi in pericolo. Un’obbligazione giuridica e politica che viene prima di ogni ordinamento e di ogni norma e che è alla base dei processi di formazione delle comunità e delle organizzazioni sociali. Secondo l’articolo 10 della Costituzione italiana, lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica.

Quello straniero non può essere respinto, ancor meno con un provvedimento collettivo, verso un paese non riconosciuto dalle convenzioni internazionali come “luogo sicuro”. Secondo il rapporto Guterres, reso pubblico dalle Nazioni Unite nel marzo del 2018, nei campi della Libia si consumerebbero quotidianamente torture, stupri, violazioni sistematiche dei diritti fondamentali della persona. È verso questo scenario di orrore che vogliamo indirizzare i profughi che l’Italia e l’Europa dichiarano di non poter accogliere?