I cittadini che controllano, i politici che eseguono, i grumi di interesse e la giungla delle aziende partecipate dal Comune di Roma. Dietro la torbida vicenda dei rifiuti che giacciono attorno ai cassonetti di quest’estate romana ci sono alcuni dei tòpos della storia che ha condotto al trionfo di Virginia Raggi. Ma ricostruendola, questa storia, ci si perde nel labirinto della commistione pubblico-privato. Ci si imbatte in un gioco di specchi che confonde controllati e controllori, dirigenti ed esecutori. Tutto comincia quando, a pochi giorni dal ballottaggio, Raggi ha grosse difficoltà a nominare la squadra che la affiancherà al governo della capitale. Aveva promesso di tirare fuori i nomi prima del voto e dunque almeno qualche anticipazione è obbligatoria. Dal palco di Ostia, al comizio di chiusura della campagna elettorale, la futura sindaca fa il nome di Paola Muraro, laureata in agraria ed esperta di rifiuti. Si occuperà di «sostenibilità ambientale»: «Sa esattamente che cosa sta accadendo, sa dove mettere le mani per far ripartire Ama (la municipalizzata capitolina per i rifiuti, ndr)» dice Raggi.

 

31pol2 raggi muraro

Muraro non è proprio una aliena. Ha collaborato con Ama nel corso delle amministrazioni precedenti. Sbuca un documento nel quale sostiene gli inceneritori, dalla quale l’assessora prende le distanze. Ha avuto per diversi anni (12) un contratto di consulenza con Ama da 115 mila euro all’anno, poi interrotto dall’attuale amministratore dell’azienda, Daniele Fortini. Il 25 luglio scorso, dagli uffici della comunicazione della giunta grillina, di solito avarissimi di anticipazioni, parte un tam tam ai giornalisti: «Stiamo andando in Ama, a parlare con Fortini». L’improvvisata dell’assessora al presidente viene trasmessa sui social network, pare uscita da Striscia la Notizia. Muraro chiede conto della sporcizia di Roma: «Perché l’impianto di Rocca Cencia non viene utilizzato da Ama?». Il fatto è che il tritovagliatore di Rocca Cencia è parte di un’indagine della procura di Roma e fa capo al ras dei rifiuti Manlio Cerroni, capofila del Consorzio Laziale Rifiuti e proprietario della megadiscarica di Malagrotta, chiusa da Ignazio Marino nel 2013 dopo 30 anni di business e veleni. Proprio l’ombra di Cerroni si era intravista all’indomani del voto, quando si era saputo di un vertice poco conforme alle procedure istituzionali, nella sede di uno studio privato. Vi avevano preso parte l’assessora (non ancora insediata) Muraro, il parlamentare grillino Stefano Vignaroli e il presidente del Consorzio Laziale Rifiuti Candido Saioni. Oggetto: lo smaltimento di 200 mila tonnellate di immondizia.

Dopo il blitz, Fortini contrattacca: da superconsulente Muraro era addetta al controllo ambientale di alcuni impianti Ama, tra di essi anche quello di Rocca Cencia. Basta per dichiarare un conflitto di interessi? È quello che pensano le opposizioni che ieri hanno chiesto che Raggi «faccia chiarezza».

Alla sua prima apparizione davanti alla commissione ambiente del Campidoglio, a Muraro viene rinfacciato di aver «suggerito» ai vertici Ama di risolvere l’emergenza rifiuti ricorrendo ad un impianto al centro di indagini che non è neppure contemplato nel Piano dei rifiuti della Regione Lazio. «Significherebbe chiedere ad Ama di fare un affidamento diretto» rileva la consigliera Pd Valeria Baglio, tirando in ballo polemicamente l’atto amministrativo preferito all’era di Mafia Capitale. «Muraro attacca la gestione partitica di Ama dalla quale per 12 anni ha ricevuto consulenze milionarie – attacca Stefano Fassina di Sinistra Italiana ed ex candidato sindaco – Oggi, dopo essere stata allontanata da Ama da Fortini, scopre il merito per la scelta dei vertici dell’azienda». Da Sinistra Italiana prende parola anche Filiberto Zaratti, deputato e segretario della commissione sul ciclo dei rifiuti: «Se Muraro rimanesse al suo posto – dice Zaratti – chiunque sarebbe legittimamente tenuto a pensare che il mancato rinnovo del suo incarico in Ama abbia determinato prima la nomina ad assessore, poi il conflitto violento con i vertici aziendali, con tanto di diretta streaming». Blindatissima la maggioranza pentastellata: «Non scherziamo, Muraro non è in discussione. Si sta strumentalizzando una situazione senza argomenti» dice il capogruppo M5S al Comune Paolo Ferrara.