Tadeusz Kantor è stato un pioniere delle avanguardie teatrali e non solo. Il suo è stato un percorso unico, al confine tra il teatro e la pittura. Ha compiuto una ricerca personalissima in cui ha abolito i confini tra le varie discipline artistiche: ha realizzato happening, pièce teatrali, dipinti, disegni, collage, scenografie, sculture e costumi per le sue opere. Ha esordito in modo clandestino, nel 1943 con il Teatro Indipendente, con spettacoli allestiti in luoghi distrutti dai bombardamenti tedeschi. Nel 1955 ha fondato insieme a Maria Jarema e Kazimierz Mikulski la compagnia itinerante, Cricot 2, composta da un gruppo di artisti eterogenei, attori professionisti e amatoriali, poeti, pittori e teorici dell’arte. Il suo era un teatro di ricerca, in cui cercava instancabilmente nuove soluzioni e nuovi esperimenti scenici. Ha sperimentato prima il «teatro informale» poi il «teatro zero», il «teatro happening» il «teatro impossibile» ed infine, nel 1975, il «teatro della morte». Momento cardine che lo porterà alla creazione dello spettacolo che gli darà riconoscimento internazionale, La classe morta, ispirato da un racconto di Bruno Schulz intitolato I pensionati. Ha portato sul palcoscenico le ossessioni del proprio mondo interiore, le ferite e i ricordi indelebili di una coscienza segnata dalla guerra. Ha ridotto le distanze tra il palcoscenico e la «vita reale», per identificare l’uomo con l’attore, tanto da morire nel 1990 durante le prove dello spettacolo Oggi è il mio compleanno.

 
Nel corso della sua lunga carriera Kantor ha realizzato centinaia di oggetti, costumi teatrali, disegni, ha scritto manifesti e saggi teorici. Li ha raccolti insieme alle documentazioni fotografiche, i video, le riviste e i libri dedicati alle sue creazioni artistiche in una sorta di «archivio vivente» che ha fondato nel 1980, chiamato Cricoteka, in onore alla compagnia Cricot 2. Non una biblioteca in cui ritrovare i suoi materiali in modo ordinato, quanto un luogo che può essere utilizzato anche dalle generazioni più giovani.
La Cricoteka è sempre stata un luogo speciale, e lo è ancora di più ora, perché nella nuova sede, inaugurata lo scorso settembre, sembrano essere finalmente realizzati i suoi desideri. Oltre ad essere lo spazio espositivo che raccoglie la sua collezione, è un teatro (le rassegne in corso Polyphony e Choreographic Machine mostrano i dialoghi esistenti tra il lavoro di Kantor e i coreografi e i musicisti contemporanei), un cinema, un bookshop, una biblioteca/archivio, ha uno spazio pubblico all’aperto, e presto sarà inaugurato anche un bar, all’ultimo piano dell’edificio. La vecchia stazione elettrica Podgórze di Cracovia ristrutturata dallo studio di architettura polacco IQ2 Konsorcjum, affaccia sulla Vistola ed è un omaggio agli emballage di Kantor, un oggetto teatrale esso stesso, con uno spazio esterno di 600 m2 pensato come open-air stage.

 
«Lo spazio espositivo è suddiviso in due parti: uno dedicato alla presentazione delle opere di Kantor, l’altro alle mostre temporanee. È stato suddiviso in questo modo per poter essere sempre riscoperto e ridefinito, come ha mostrato Nothing Twice l’esposizione temporanea che ha inaugurato la nuova sede. Shana Moulton, Paulina Olowska, Teatr Opera Buffa, Quay Brothers, Michael Portnoy, Jim Shaw, Catherine Sullivan, Joanne Tatham & Tom O’Sullivan, Ulla von Brandenburg, Marvin Gaye Chetwynd, erano solo alcuni degli artisti invitati. E non è un caso che la prima opera esposta fosse un oggetto di scena realizzato da Kantor per la pièce Crepino gli artisti. Gli oggetti i scena li definiva ’autonomi’, perchè avevano una propria identità che gli permetteva di essere utilizzati anche al di fuori del contesto teatrale. Ed era infatti in perfetta sintonia con le altre opere in mostra», sottolinea la giovane direttrice Natalia Zarzecka. E aggiunge: «Anche la parte dedicata a Kantor è stata progettata seguendo quattro diversi nuclei tematici: il primo è quello sulla collezione (visitabile fino al 15 marzo), il secondo riguarda il tema dell’infanzia, il terzo la marionetta, e il quarto sarà invece destinato al la scultura. Questa suddivisione, ideata dallo stesso Kantor, permette di scomporre il lavoro di un autore estremamente prolifico che sarebbe difficile presentare nella sua interezza. La prima parte, quella della collezione, raccoglie sculture, oggetti, materiali di scena scenografie, costumi, testi, fotografie e documentazioni schedate in ordine cronologico, dal primo periodo, dell’Underground Indipendent Theatre (1943-44) fino alle ultime, quelle per il Teatro della morte.

 
Oltre alla Cricoteka è visitabile anche lo Studio Gallery di Kantor, che si trova all’ultimo piano di un palazzo antico nel centro di Cracovia, a differenza della Cricoteka che è invece nella zona di Zablocie, non lontano dal museo di Arte Contemporanea e dalla fabbrica di Schindler. The Final Room o «la piccola stanza dell’immaginazione» veniva anche chiamato quello Studio dove viveva Kantor, in cui vi è ancora il suo cappotto e altri suoi oggetti. Oltre alla camera da letto è possibile visitare la grande sala mansardata che ospita fotografie e manifesti. È qui che a gennaio sarà presentata la mostra di disegni chiamata Collection A, con più di duecento disegni suddivisi in quaranta gruppi che Kantor aveva selezionato.
Dopo avermi mostrato le mostre e i vari spazi della Cricoteka, Natalia Zarzecka mi ricorda quanto è stata importante l’Italia per Kantor, il suo soggiorno a Firenze, gli spettacoli al Piccolo Teatro Studio di Milano, al Teatro A di Salerno, le mostre dei dipinti al Palazzo delle Esposizioni di Roma, e a Palazzo Reale a Milano. Anche per lei l’Italia ha avuto un ruolo significativo. Ha imparato l’italiano per non studiare russo a scuola, ha vissuto a Siena e la conoscenza dell’italiano le ha permesso di fare il dottorato di ricerca sul progetto fiorentino di Tadeusz Kantor, sviluppatesi tra il 1979 e il 1982, quando mise in scena Wiepole Wiepole al Teatro del Rondò di Bacco a Palazzo Pitti. Zarzecka ha seguito la mostra allestita nel 2002 a Palazzo Pitti, e l’anno successivo, grazie a questa specializzazione su Kantor in Italia, ha iniziato a lavorare alla Cricoteka, di cui poi è diventata direttrice.

 
«Sarebbe importante per la Cricoteka poter collaborare in futuro con istituzioni italiane come il Museo Internazionale delle Marionette di Palermo, con la collezionista Stefania Piga, il Crt di Milano e con Franco Laera, uno degli attori italiani di Kantor. Abbiamo ancora tanto lavoro da fare!», spiega, ricorda la felicità nell’aver ritrovato dopo anni di ricerche effettuate negli archivi cinematografici polacchi, che non avevano portato a nessun risultato il film Uwaga malarstwo! (Attenzione alla pittura!) nell’archivio dei video della Biennale di Venezia. Il film, ritrovato nel 2010, era stato realizato da Kantor nel 1957 sul tema della pittura informale, era andato perduto dopo essere stato mostrato al Concorso Internazionale di Film sull’Arte alla Biennale di Venezia nel 1958, dove aveva ricevuto un premio. Era stato proiettato successivamente nel 1974 a Varsavia, in una mostra organizzata dalla Galleria Foksal, e poi, appunto, era sparito. Grazie al fatto di aver ricevuto un premio una copia era conservata nell’archivio della Biennale e ora è proiettato all’entrata della biblioteca nella Cricoteka.

 
Senza alcun dubbio, la principale ragion d’essere della Cricoteka è conservare la memoria di Kantor. Ma l’ambizione di Natalia Zarzecka e del suo instancabile team tutto al femminile è quello di renderlo un vero «archivio vivente» che dialoga con la scena artistica locale e internazionale, di carattere performativo, visivo, musicale, o letterario.
La prossima mostra temporanea sarà The Book Lovers, che raccoglie libri, manifesti, romanzi, pamphlet scritti da più di duecento artisti. Kantor è stato un prolifico scrittore di manifesti teorici e saggi programmatici, e per la mostra sarà accanto agli scritti di Carl Andre, Andy Warhol, Yayoi Kusama, Stewart Home, Joseph Kosuth, per ricordarne solo alcuni.