Il caso di Emanuele Dessì, candidato per il Movimento 5 Stelle nel listino plurinominale Lazio 3 con forti possibilità di essere eletto, agita i grillini. Le ultime indiscrezioni lo danno virtualmente fuori dal M5S. L’escalation di notizie sul suo conto lo mette all’angolo. Nei giorni scorsi è comparso in un video di qualche anno fa: si vede Dessì che balla assieme a Domenico Spada, membro dell’omonimo clan. E c’è quel post su Facebook nel quale il grillino, consigliere comunale nel comune di Frascati, afferma di aver «menato un ragazzo rumeno». Poi si viene a sapere che Dessì vive in una casa popolare al prezzo di meno di 8 euro al mese. Infine il fumettista Alessio Spataro racconta di aver ricevuto minacce da Dessì nel 2015, in seguito alla pubblicazione del volume satirico «Heil Beppe!», del quale il disegnatore è autore assieme a Fabio Gubitosa.

E però la candidatura di Dessì nella quota proporzionale è ormai depositata in corte d’appello. Tra i grillini che vogliono cavarsi d’impaccio circolano le ipotesi più fantasiose. Come quella di farlo impegnare a dimettersi una volta eletto. Ieri Luigi Di Maio ha iniziato le sue giornate di campagna elettorale in Sicilia, in un territorio che rimanda alle recenti elezioni regionali e all’esito che lo spaventa maggiormente: il M5S è primo partito ma viene per il governo scalzato dal centrodestra. Ecco perché il candidato premier prova in tutti i modi a evitare di scivolare sulla questione Dessì: «Se dovesse essere vero quello che sta emergendo, direi che una persona così non può stare nel M5S», dice Di Maio. Prima di lui, Alessandro Di Battista, che aveva difeso Dessì sulla questione della foto con Spada, si dice favorevole ad approfondire l’inchiesta per capire se il candidato laziale sia colpevole di abusi. Arriva anche la presa di distanza della candidata alla Regione Lazio Roberta Lombardi: «Stanno emergendo opacità che il M5S non può accettare. Per quanto mi riguarda la trasparenza vale più di ogni cosa».

Dessì prova a difendersi con un messaggio video: «Sono una persona che ha dato e ricevuto molto dal M5S. Sono a disposizione del garante del M5S, di Luigi Di Maio e dei probiviri, ma devo poter difendere me e la mia famiglia da questi attacchi infamanti». Sul pestaggio al ragazzo rumeno, racconta di essere stato insultato: «Ho colpito quell’uomo, dovevo difendere mia moglie e i miei figli. Aborro la violenza ma non sono gandhiano». Quanto a Domenico Spada, Dessì rivela uno spirito garantista che non appartiene di solito alle corte dei grillini: «In quel momento Domenico rappresentava il riscatto di una persona di talento», dice a proposito del loro incontro. Quanto alla casa popolare, racconta che era assegnata a sua nonna e che dopo una vertenza ottenne il diritto di rimanere. Perché paga il canone riservato ai nullatenenti se si presenta come imprenditore? Lui spiega: «Non ho tante aziende e non sono un evasore. Sono una persona normale probabilmente un imbecille che non è capace a fare l’imprenditore, ma non sono Barbablu».