Si agitano le mani di Antonio Iovine, cinquant’anni, camorrista e da meno di un mese collaboratore di giustizia. Sullo schermo della videoconferenza, nell’aula del tribunale di Santa Maria Capua a Vetere, appare appena il capo coperto da un cappello. Il corpo accompagna il racconto, mentre si può solo immaginare il suo viso da ragazzo cresciuto, oggi nascosto, invisibile. ‘O ninno, lo chiamavano, il bambino. Un po’ per i suoi tratti. O forse perché il suo battesimo di fuoco lo ha ricevuto appena ventenne, durante una delle più famose guerre di mafia del napoletano. Era il 1984, quando i casalesi iniziavano...
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«L’illegale diventa normale», il racconto del boss ‘o Ninno
L'udienza. Parla il «ragioniere»: «Sindaci e imprenditori, tutti sapevano, tutti facevano orecchie da mercante»