Colpo di scena nelle regionali ligure, e per una volta, non è una cattiva notizia per la sinistra in cerca di un candidato. Proprio quando la situazione sembrava disperatamente incartata, e la burlandian-renziana – eletta con primarie inquinate che avevano provocato l’addio polemico al Pd di Sergio Cofferati – cominciava a dormire sonni tranquilli, ieri Luca Pastorino, deputato Pd di area civatiana, ha annunciato di essere «pronto a lasciare il Pd» per «mettersi a disposizione per un’alternativa alla proposta di governo regionale di Raffaella Paita».

Pastorino, genovese, classe ’71, ex sindaco di Bogliasco (Genova), è l’unico civatiano a Montecitorio oltre a Civati. Ormai da mesi vota contro i provvedimenti del governo Renzi. Da mesi l’addio è nell’aria. La sua scelta arriva il giorno dopo dell’endorsement-appello che gli ha rivolto Sergio Cofferati sul genovese Primocanale (ripreso dal manifesto). Dopo decine di riunioni a vuoto, negli ultimi giorni la situazione della sinistra ligure stava toccando vette disperanti. Il parecchio attivo don Paolo Farinella aveva riunito le associazioni nella parrocchia di San Torpete e poi con un gruppetto di cittadini e associazioni – fra cui l’Altra Liguria ma anche esponenti di Prc, Pcdi e Sel – aveva lanciato la candidatura dell’ex sindaco di La Spezia Giorgio Pagano. Una scelta che però non aveva convinto molti, (anche in Sel e Prc). Che poi era stata seppellita dagli sghignazzi a causa della pubblicazione di una lettera del ’don’, inviata per errore a destinatari sbagliati, zeppa di giudizi ben poco pii sugli ’alleati’: ce n’è per tutti, dai civatiani «che si venderanno alla Paita» ai «pericolosi cretini» della Rete a sinistra. Prima che il vaudeville esploda, lunedì arriva la mossa – decisiva – di Cofferati, che scarta Pagano e indica Pastorino. Ieri la disponibilità del deputato, una lunga riunione della Rete a sinistra – in cui sono presenti Comunità di San Benedetto al Porto, Lista Doria, civatiani, Arci, Prc, pezzi di Cgil e Sel – della quale ora si aspetta il via libera ufficiale ad ore. In serata l’assemblea regionale di Sel si orienta sul nuovo nome. «L’uscita di Pastorino dal Pd produce un fatto nazionale, ed era quello che chiedevamo per la Liguria», certifica il deputato Stefano Quaranta, comapgno di battaglie parlamentari di Pastorino. «Questa scelta produce una novità a sinistra in tutto il paese, dà una rotta, una bussola a una navigazione fin qui al buio», spiega Domenico ’Megu’ Chionetti della Comunità fondata da don Gallo. «Ci abbiamo creduto con pazienza. Le riunioni della Rete si sono tenute sin dal principio da noi. Da qui rinasce una speranza per i liguri e per tutti. Certo, è sui contenuti che voteremo Luca. Ma Luca dà garanzie su tre temi-spartiacque: la riforma costituzionale, a cui ha votato no, il lavoro, e anche qui ha votato no al jobs act, e la sanità».

Intanto Pastorino, saggiamente, cerca di sminarsi il campo dagli ormai proverbiali conflitti a sinistra: «Dobbiamo essere tutti uniti per creare un modello Genova. C’è tempo, ma non troppo. Nelle prossime ore parlerò con Giorgio Pagano per trovare una soluzione», annuncia. Il Prc è pronto a lavorare per un candidato unitario: «La divisione sarebbe folle e immotivata», spiega il segretario nazionale Paolo Ferrero, «ora serve un processo largo. Tutti diano un contributo in quella direzione». Ma al puzzle ancora manca qualche tessera. Quello dell’Altra Liguria, per esempio. Fin qui convintamente schierata con Pagano e comunque «molto scettica» sul civatiano sia per la provenienza piddina, come spiega Simonetta Astigiano, che per l’imprimatur ’cofferatiano’. Ma anche in questa famiglia c’è baruffa: l’Altra Europa per Tsipras, cioè la casa-madre, è più che favorevole a Pastorino. Le riunioni di oggi dovrebbero chiarire la situazione.

Ma quella più a rischio resta la famiglia dem: un altro che sbatte la porta, altri seguiranno. Sarà Civati? Lui per ora se la cava con le battute: «Luca Pastorino è il mio migliore amico alla camera dei deputati». La scelta del «suo migliore amico» provocherà conseguenze a catena fra i dem. Forse anche espulsioni. Forse anche per Civati sarà «la volta buona» per decidere definitivamente della sua appartenza al Pd. Si schiererà al fianco di Pastorino? «Io non sono ligure», risponde. È solo un’altra battuta, e poi un’altra più amara: «La diaspora prosegue, ma al Pd non sembra interessare». d.p.