Ancora un atto di natura terroristica ha colpito il Belgio ad opera di un pregiudicato radicalizzato (alla causa islamista) durante un periodo di detenzione. Il bilancio è di 4 morti (due poliziotte, un passante e lo stesso attentatore) e di due feriti, sempre fra le forze di polizia. Questa volta a essere colpita è la città di Liegi, nel sud del paese. L’autore è stato subito identificato, si tratta di Benjamin Herman, 35 anni, da poco messo in libertà vigilata dopo un periodo di detenzione per reati legati alla violazione della proprietà privata. La radicalizzazione dell’uomo, che non era schedato dai servizi segreti fra le file dei soggetti radicalizzati, sarebbe avvenuta proprio in carcere.

SECONDO LA RICOSTRUZIONE fornita in una conferenza stampa dal procuratore federale Philippe Dulieu, l’uomo «ha attaccato alle spalle le due poliziotte armato di un coltello infliggendo diversi colpi». Alcune ricostruzioni giornalistiche, non confermate da fonti ufficiali, parlano di una reazione di violenza in seguito ad un normale controllo. L’attentatore avrebbe sottratto l’arma di servizio di una delle due poliziotte facendo poi fuoco su entrambe, uccidendole, prima di fuggire sparando all’impazzata e seminando il panico fra i passanti. L’assalitore ha poi continuato la propria fuga a piedi uccidendo un giovane uomo di 22 anni che si trovava nei paraggi all’interno della propria auto, prima di trovare rifugio nel liceo Léonie de Waha, nel centro di Liegi, dove ha preso in ostaggio uno degli operatori della struttura. Solo a questo punto sono intervenute le forze speciali della polizia belga, ingaggiando una sparatoria che ha provocato il ferimento di due agenti e la morte dell’attentatore. Secondo una ricostruzione giornalistica del settimanale francese Paris Match, a Benjamin Herman sarebbe imputabile un altro omicidio avvenuto nella serata di lunedì ai danni di un giovane di 30 anni, M.W., un conoscente dell’attentatore, ucciso a colpi di martello.

Gli omicidi di Liegi sono stati fin da subito classificati come «atto terroristico», ha confermato il procuratore Dulieu. Sul posto si sono recati immediatamente il primo ministro Charles Michel e il ministro dell’interno Jan Jambon. Entrambi hanno espresso parole di cordoglio ai familiari delle vittime. Il giovane attentatore, sempre secondo la stampa locale, avrebbe gridato «Allah Akbar» durante l’assalto agli agenti. Non si tratta pero di un foreign fighters di rientro dalla Siria ma di un pregiudicato radicalizzato durante il periodo in carcere. Un fenomeno in crescita e che preoccupa le autorità belghe. Sarebbero circa 450 i detenuti schedati come soggetti radicalizzati, di cui solo un centinaio legati a reati di tipo terroristico (compreso i reati di proselitismo). Un dato che ha messo in allarme i sindacati delle forze di polizia, i quali denunciano da tempo di essere uno dei principali obbiettivi di potenziali attentatori. Dopo la strage del 22 marzo del 2016 (32 morti e 340 feriti) ad opera di una cellula terroristica (probabilmente pilotata direttamente dallo Stato islamico), le forze dell’ordine sono state l’obbiettivo di un altro attentato nell’agosto del 2016 nella stazione di polizia della città di Charleroi, dove un uomo ha gravemente ferito un poliziotto a colpi di macete, e ancora l’anno seguente un attacco con il coltello contro una pattuglia di militari nel centro di Bruxelles. In entrambi i casi gli assalitori sono stati uccisi dalle forze dell’ordine.

INTANTO L’OCAM, l’organo di coordinamento per l’analisi della minaccia, conferma in livello di allarme di 2 su una scala di 4, con «minaccia poco verosimile». Il livello era stato abbassato da 3 a 2 nel mese di gennaio, dopo quasi tre anni di stato d’allerta permanente, in seguito agli attentati di Parigi del 15 novembre del 2015. I servizi segreti belgi sono oggi in grado di anticipare la minaccia di potenziali cellule terroristiche seguendo il flusso illegali delle armi da fuoco, di cui il Belgio sarebbe una delle principali piazze europee. A destare preoccupazione restano gli atti di singoli individui che possono sfuggire alle maglie dei servizi segreti.