Un impiegato della MillerCoor, un birrificio di Milwaukee in Wisconsin, ha sparato sul posto di lavoro uccidendo cinque persone. L’autore della strage, un 51enne di Milwaukee, era stato licenziato poche ore prima dall’azienda, molto nota non solo negli Stati uniti per i suoi marchi Coors e Miller.

È tornato indietro e ha aperto il fuoco, poi ha rivolto l’arma contro se stesso e si è suicidato. «È una giornata tragica per la nostra città – ha detto Tom Barrett, sindaco di Milwaukee – Sei famiglie saranno in lutto».

La sparatoria è l’ultima di una serie di attacchi nei luoghi di lavoro statunitensi. Dodici mesi fa, in una fabbrica alla periferia di Chicago, un impiegato appena licenziato ha ucciso cinque lavoratori. Lo scorso maggio a Virginia Beach per la stessa ragione un impiegato comunale ha ucciso 12 persone.

Come sempre accade dopo episodi di violenza armata di massa, negli Usa si è riacceso il dibattito sulla necessità di leggi più severe riguardo le armi da fuoco, in special modo in questo periodo di campagna elettorale.

«Non dovremmo vivere con questo costante orrore e dolore – ha scritto su Twitter la senatrice e candidata alle primarie dem Elizabeth Warren – Dobbiamo agire ora per porre fine all’epidemia di violenza armata». «Possiamo trovare la forza e la volontà di agire contro la violenza armata e non accettare mai l’inaccettabile», ha aggiunto un altro candidato democratico, Pete Buttigieg.

A luglio Milwaukee ospiterà la convention democratica in vista delle presidenziali, scelta dal partito proprio perché parte di un’America dove la classe media è stata progressivamente impoverita da una crisi economica non temporanea, dovuta a cambiamenti profondi nel mercato del lavoro. In quello Stato, come in altri con problemi simili, la questione economica e sociale e quella del controllo delle armi si intrecciano, generando nodi che i democratici sanno di dover affrontare.