Nel libro La città solidale, per una comunità urbana, la sindaca di Torino Chiara Appendino e Paolo Giordana, ex capo di gabinetto, evocano il «Cammino delle Comunità» di Adriano Olivetti.

Ma quando ieri mattina il presidente della Fondazione Torino Musei, Maurizio Cibrario ha confermato la procedura di esubero collettivo per 28 dipendenti, sovveniva la figura del ragionier Vittorio Valletta. La Ftm è un ente pubblico partecipato, che cura e gestisce il patrimonio storico-artistico della Città di Torino che, a seguito di un taglio delle risorse imposto dal Comune pari a 1,3 milioni di euro, ha deciso di «riorganizzarsi».

Secondo Cibrario tale «ristrutturazione» sarebbe doverosa perché altrimenti «verrebbe meno il requisito di continuità aziendale, per cui non avremmo potuto approvare la bozza di bilancio. Sono fiducioso – è la sua rassicurazione- che troveremo una soluzione».

Licenziare un po’ per salvare la fabbrica: il messaggio classico c in tutti i processi di licenziamento collettivo aziendale. «Senza l’approvazione del piano di ristrutturazione e del bilancio – ha continuato Cibrario, che fu nominato da Chiara Appendino solo un anno fa – avremmo dovuto liquidare la Fondazione e il problema avrebbe riguardato 170 persone». Tutti rassicurano che si farà il possibile per non lasciare nessuno a casa: si vedrà. Dieci persone, che un tempo erano dipendenti comunali, verranno riassorbite, altre forse ricollocate nelle partecipate.

La trattativa con il sindacato inizierà dopo le feste natalizie.

Il M5s torinese lamenta una «metodologia di comunicazione per la fuga di notizie avvenuta senza alcun accordo preventivo con le parti». Gli esuberi collettivi si potevano comunicare con più tatto e buon gusto. «La procedura di esubero non ha nulla a che fare in questo caso con il licenziamento tout court paventato dai mezzi di comunicazione e tristemente strumentalizzato da alcuni attori, forse a causa delle imminenti elezioni nazionali»: complotto.

Poi i pentastellati riprendono il messaggio classico del padrone lungimirante: «Questa procedura si è resa necessaria unicamente come strumento per mettere in sicurezza i bilanci della Fondazione e stabilizzarne l’equilibrio strutturale che altrimenti sarebbe andata incontro alla liquidazione e al licenziamento di oltre 150 lavoratori».

Il prosciugamento della Fondazione Torino Musei procede da anni, figlio dei tagli di bilancio dovuti alla disastrosa esposizione debitoria del Comune di Torino con le banche. La Giunta Fassino tentò di coprire i buchi conferendo patrimonio immobiliare, la giunta attuale ha deciso di tagliare i fondi.

Eleonora Artesio, consigliera comunale di «Torino in Comune» commenta: «Della procedura erano informati sia Comune che Regione fin da marzo. Nella migliore delle ipotesi rimane un problema per la cittadinanza: chi farà il lavoro di chi viene allontanato? Si chiuderanno biblioteche, e non solo. M5s e Pd si rimbalzano la responsabilità di questi licenziamenti ma nessuno avanza un ragionamento politico per risolvere alla radice il problema».

Eppure sembrava una buona giornata quella di ieri: Gtt, il trasporto pubblico torinese, si era appena salvato grazie a un affare sui titoli Iren detenuti dalla holding del comune di Torino, la Fct.

Dopo un rally in borsa, la vendita di un robusto pacchetto azionario ha portato risorse per circa quaranta milioni, buoni per evitare il commissariamento o la vendita.

Se fossero scese sarebbe stato diverso ma che importa: i Comuni vendono in borsa per sopravvivere. Proprio come insegnava Olivetti.