Da una parte ci sono i sindacati che chiedono di allungare il blocco dei licenziamenti a fine emergenza (almeno fine marzo). Dall’altro c’è Carlo Bonomi che quei licenziamenti li vorrebbe liberi da subito.
In mezzo c’è il governo che già martedì ha deciso di prolungare il blocco solo a fine gennaio. E che ieri non ha trovato un accordo con Cgil, Cisl e Uil chiamate da Conte il giorno dopo decisioni già prese nel decreto Ristori.

Se l’ultimo confronto governo-sindacati della settimana scorsa con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri aveva visto toni concitati, ieri con Conte la musica non è cambiata di molto. «Si sta rischiando l’emergenza sociale. Servono 18 settimane di cassa integrazione (nel decreto Ristori ce ne sono solo 8 in più, ndr) e il contestuale blocco dei licenziamenti fino alla fine dell’inverno. Serve dare un messaggio positivo ai lavoratori», ha attaccato il segretario generale della Cgil Maurizio Landini.

«IN UN MOMENTO COMPLICATO come questo non trovare una intesa sul blocco dei licenziamenti sarebbe nefasto per il destino del paese: è importante se stasera governo e sindacati potranno dare un segnale di rassicurazione a tutti i lavoratori italiani», ha chiesto la leader della Cisl Annamaria Furlan. «Diventerebbe tutto socialmente ingestibile, soprattutto per quello che può accadere nelle piccole imprese. Non abbiamo ancora riformato gli ammortizzatori sociali e non abbiamo ancora quelle politiche attive che accompagnino il lavoratore da una occupazione ad un altra. Per fare tutto questo ci vuole il tempo necessario», conclude Furlan.
«Siamo stati chiamati a Dpcm bollinato. Abbiamo ribadito al presidente del Consiglio e al governo la nostra posizione: se c’è cassa integrazione a disposizione, le aziende non devono poter licenziare», ha aggiunto il segretario generale della Uil Pier Paolo Bombardieri.

Prima di loro, ma da uno studio televisivo, era stato il presidente di Confindustria Carlo Bonomi a tornare a cannoneggiare su Conte e i ministri. «Il governo ha deciso il blocco dei licenziamenti senza coinvolgerci», ha detto a Sky tg24. «Vedo un governo che non ascolta e prende decisioni unilaterali», ha poi aggiunto.

NEL PROSEGUO DEL MONOLOGO Bonomi ha inanellato una serie di bugie incredibili. Parlando ancora del blocco dei licenziamenti il capo di Confindustria ha dichiarato: «Sbaglia l’obiettivo perché se l’obiettivo è fare un patto fra stato e imprenditori, quindi io ti do la cassa integrazione Covid e ti chiedo la salvaguardia occupazionale, siamo d’accordissimo – e fin qua si potrebbe perfino essere d’accordo – . Ma – ha continuato – se le imprese non fanno ricorso alla cassa integrazione Covid o fanno ricorso solo alla cassa integrazione ordinaria, che paghiamo noi (la Cig ordinaria è un fondo alimentato da imprese e lavoratori con contributi in busta paga, ndr), non mi puoi mettere il blocco dei licenziamenti. Oggi – ha proseguito Bonomi – paghiamo 3 miliardi di cassa integrazione ordinaria (con il Jobs act ne pagano meno di prima, ndr), non la possiamo usare e siamo obbligati a usare la cassa Covid (falso: in caso di ristrutturazione possono usare la cassa straordinaria, ndr) e in più dobbiamo anticiparla ai dipendenti (falso: sono poche le imprese che lo hanno fatto, anzi molte hanno sfruttato la cassa Covid a gratis facendo lavorare in nero i propri dipendenti, come dimostrano da Inps e Upb, ndr). Così non mi va bene. – ha proseguito Bonomi – abbiamo pagato 3 miliardi a fronte di nulla. Allora quei tre miliardi possiamo usarli per le politiche attive del lavoro ? No, la risposta è assumiamo i navigator», conclude Bonomi, che invece vorrebbe usare quei soldi per il vecchio assegno di ricollocazione che serve solo a dare soldi alle agenzie interinali.

E il governo in tutta questa discussione? Ascoltata la posizione forte di Cgil, Cisl e Uil, il presidente del consiglio ha deciso di voler decidere dopo aver ascoltato proprio Carlo Bonomi: «Ritengo di sentire le associazioni imprenditoriali», ha detto Conte. Dunque le sparate di Bonomi hanno subito prodotto il loro effetto.

L’INCONTRO, INIZIATO ALLE 16 e 30 è finito quasi alle 21 con una nuova convocazione a domani alle 17. Prima toccherà a Bonomi e alle altre associazioni imprenditoriali: tutte schierate per il licenziamento libero.
Difficile che il governo decida di rompere con loro. Con i sindacati, in pratica, lo ha già fatto ieri.