Quando ha visto che anche i consiglieri di Ap gli avevano votato la sfiducia ha capito che lo Stato aveva speso solo belle parole. Appena un anno fa, dopo il secondo grave attentato subito, Angelino Alfano, allora capo del Viminale, si era recato a Licata per incontrarlo. Angelo Cambiano, eletto sindaco nel 2015, lo aveva ricevuto nel suo ufficio del palazzo di città. «E’ finito il tempo della politica che coccola gli abusivi», assicurò il ministro, mentre gli operai cercavano di ripulire le mura annerite della casa della famiglia del sindaco data a fuoco la sera precedente.

 

angelo cambiano sindaco licata 2

CAMBIANO ci aveva provato in tutti i modi a uscire dall’isolamento in cui sentiva di trovarsi, sotto pressione costante da parte degli abusivi e malvisto da una parte della città che non sopportava la sua sovraesposizione. Minacciato e intimidito più volte, il sindaco, che aveva pure ricevuto proiettili e ormai andava in giro con la scorta assegnatagli dalla Prefettura, era diventato per tutti «il demolitore»; nonostante andasse ripetendo che stava solo facendo applicare i provvedimenti della magistratura di Agrigento che gli aveva consegnato l’elenco degli immobili da abbattere perché fuorilegge e che se non l’avesse fatto sarebbe stato accusato di favoreggiamento. In qualche modo Cambiano era riuscito a fare accendere i riflettori mediatici su Licata, mentre le ruspe abbattevano una alla volta ruderi e casette costruite illegalmente entro i 150 metri dalla costa, in totale una settantina.

Cambiano ha resistito alle minacce convincendosi di potere resistere ai blocchi e ai sit-in degli abusivi contro le demolizioni, anche se altri amministratori facevano scelte diverse. Dove non ci sono riuscite le minacce c’è però riuscita la politica. Due sere fa, il consiglio comunale, dove aveva la maggioranza, gli ha voltato le spalle. A sorpresa, è passata la mozione di sfiducia che era stata presentata da 16 consiglieri; bastavano 4 voti in più per mandare il sindaco a casa, alla fine i voti favorevoli sono stati 21, uno in più del quorum. E proprio i voti di Ap sono stati determinanti. Sulla carta nella mozione gli vengono contestate scelte sbagliate che avrebbero fatto arrivare meno fondi nelle casse comunali. «Il vero motivo lo sanno tutti qual è, ma non hanno il coraggio di dirlo», dice Cambiano, che impugnerà l’atto perché «le motivazioni riportate nella mozione sono solo bugie». Intanto è pronto a tornare al suo mestiere di insegnante di matematica dopo essere diventato il simbolo della lotta contro l’abusivismo.

«SONO DELUSO e amareggiato. Se questa è la fine che fanno gli amministratori che fanno solo il proprio dovere: ho avuto minacce di morte, proiettili, due case incendiate», aggiunge. «Vuol dire che è una classe politica inadeguata, alla ricerca solo del consenso elettorale e non accetto chiamate e solidarietà a posteriori – sbotta – Sono amareggiato dalla politica e dalla sua falsità alla ricerca solo del consenso. Quella di demolire immobili non è stata una scelta politica. Ci sono delle sentenze della magistratura che lo hanno decretato e le sentenze vanno rispettate». Difende comunque la sua città: «Licata non è una città di delinquenti». «Ho 36 anni, sono padre da 9 mesi, vorrei riappropriarmi solo della mia vita», continua.

 

cancelleri m5s

PUNTUALI le solidarietà. Ma anche la polemica. C’è chi collega la sfiducia a Cambiano con le dichiarazioni fatte appena il giorno prima da Giancarlo Cancelleri; il candidato a governatore in Sicilia per i 5stelle aveva parlato di «abusivismo di necessità», richiamandosi al «modello Bagheria» del sindaco pentastellato Patrizio Cinque che ha concesso un condono edilizio, accettando 4.500 pratiche. «Mentre viene sfiduciato un bravo e onesto sindaco – dice l’ex presidente dell’Antimafia Francesco Forgione – Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Cancelleri difendono l’abusivismo ma dicono quello di necessità. Esattamente come diceva Totò Cuffaro quando gli abusivi da lui sostenuti facevano i cortei dietro lo striscione ‘Forgione uguale demolizione’. Ecco la differenza tra la legalità praticata e la parola onestà urlata come slogan a casaccio». Critica anche Legambiente: «Sicuramente se altri sindaci, invece di nascondersi dietro cavilli e rinvii, si fossero comportati con serietà e rigore e avessero anche loro applicato la legge e avessero abbattuto gli abusi edilizi, come fa il sindaco di Carini, Angelo Cambiano non sarebbe rimasto isolato. E c’è chi adesso, con una encomiabile faccia di bronzo, parla di ‘abusivismo di necessità’ solo per raccattare qualche voto cavalcando il populismo. Ma quante case abusive sono state abbattute a Bagheria da quando è stato eletto tre anni fa il sindaco 5 stelle? Altre nuove pagine di politica vergognosa».