Lavoro forzato, gratuito, schiavo. Imposizione ideologica neoliberista, ipercompetitiva e ultraindividualista. Gerarchizzazione e autoritarismo: è l’inaccettabile Alternanza Scuola Lavoro della «Buona scuola», che ora va a braccetto con la militarizzazione delle coscienze.

L’Alternanza Scuola Lavoro (Asl), il provvedimento sicuramente più inaccettabile della cosiddetta «Buona scuola», ha avviato negli istituti scolastici della secondaria il laboratorio sperimentale del modello culturale, sociale, economico e politico dell’Italia della Terza Repubblica: democrazia e diritti zero; lavoratori-studenti-cittadini-soldati signorsì, sempre, comunque e dovunque. La parola d’ordine è militarizzare coscienze, luoghi, rapporti sociali e di produzione.

Non è casuale dunque che alla famigerata «alternanza» guardino con sempre maggiore interesse e aggressività – contestualmente – Confindustria, transnazionali, forze armate e le industrie belliche. L’occupazione fisica della scuola italiana e degli stessi contenuti didattico-educativi da parte delle istituzioni militari non è un purtroppo un processo nuovo.

La legge n. 107 del 13 luglio 2015 di «riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione» ha tuttavia dato nuova linfa e copertura ideologica-reazionaria al rafforzamento dei binomi scuola-caserma e libro-moschetto, con però sempre meno scuola e libri e ancora più caserme e moschetti.

La formalizzazione istituzionale del rimodernato rapporto istruzione-forze armate in nome del lavoro coatto e non retribuito è avvenuta il 15/12/ 2017, quando i rappresentanti dei ministeri della Difesa, del Lavoro e della Scuola hanno sottoscritto un Protocollo d’intesa per la mutua collaborazione all’alternanza. «Il Ministero della Difesa metterà a disposizione i musei militari, gli Enti e gli istituti operativi e logistici, mentre gli studenti potranno aiutare il ministero durante il periodo dell’Asl nei suddetti spazi», si legge nella nota emessa dal Miur.

Le forze armate, inoltre, «s’impegneranno a rafforzare e qualificare l’inserimento lavorativo dei giovani, in particolare nelle strutture civili del ministero della Difesa dedicate alla manutenzione dei mezzi militari». Agli ufficiali delle forze terrestri, navali ed aeree viene chiesto altresì di cooperare allo sviluppo delle attività di orientamento, «per consentire agli studenti una scelta consapevole del percorso di studio e delle opportunità degli sbocchi occupazionali».

Tutto in linea con il «nuovo» modello con cui è interpretata in sede nazionale e Nato la cosiddetta «difesa»: un inestricabile network civile-militare (Cimic, in gergo bellico), dove spariscono differenze, metodologie e confini tra le attività e le operazioni nella sfera pubblica (con i primi a sparire i «civili») e dove è poi la stessa «sfera pubblica» ad essere sottoposta all’egemonia e al controllo dei militari e del «privato».

«La proposta di collaborazione è il sigillo del riconoscimento della propensione della Difesa al duale», ha dichiarato il sottosegretario Gioacchino Alfano nelle ore successive alla firma del protocollo con i ministri partner dell’Istruzione e del Lavoro.

«Le attività del comparto Difesa – ha proseguito – si sono dimostrate utili anche al mondo civile in tanti settori e, grazie alla sinergia interistituzionale nata oggi, potremo trasmettere ai giovani studenti le esperienze, le conoscenze scientifiche e tecnologiche e gestionali del mondo militare. Un mondo complesso che ha dovuto evolversi velocemente per affrontare le sfide globali e che, quindi rappresenta oggi il massimo che il Sistema Italia possa offrire».

Gli esempi di questa «sinergia» qui.