Come si è compiuta l’apparentemente inarrestabile ascesa dei «fascisti del terzo millennio» dentro la crisi italiana dell’ultimo ventennio e cosa rappresenta davvero questo fenomeno? In quello che si segnala come il volume più completo e rigoroso, sia sul piano del metodo storiografico adottato che dell’ampia messe documentaria cui attinge, dedicato fin qui al tema (CasaPound Italia, Mimesis, pp. 238, euro 18, con una prefazione di Marco Cuzzi), Elia Rosati propone diverse risposte a tali quesiti e indica ulteriori e stimolanti piste di indagine per continuare una ricerca che interroga in modo inevitabile un presente in continua evoluzione.

GIÀ AUTORE, insieme a Aldo Giannuli di una Storia di Ordine Nuovo pubblicata lo scorso anno sempre da Mimesis, Rosati, che svolge attività di ricerca presso la Facoltà di Scienze politiche e il Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Milano, ripercorre l’intera vicenda di questa formazione. Dagli ambienti «creativi» del Fronte della Gioventù e della «scena» giovanile neofascista romana degli anni Novanta, segnate dal primo emergere di autentiche sottoculture di destra, allo sviluppo di quella «comunità» che si è trasformata dapprima in aggregazione politica con l’occupazione di un palazzo in via Napoleone III, nel cuore della Capitale, e quindi in un partito tout court.

LA PRIMA, DECISIVA indicazione che arriva da questo studio è perciò racchiusa nella consapevolezza che tentare di definire la «weltanschauung di un movimento politico di destra radicale degli anni Duemila significa analizzare un background misto e sincretico». Se questo riguarda in primo luogo la visione storica del fascismo cui, come si vedrà, si rifanno gli animatori della «tartaruga frecciata», attiene infatti con tutta evidenza anche alla genesi stessa della struttura.

TRE IN PARTICOLARE gli elementi, e per così dire le fonti primarie che si sono sedimentate e mescolate nella costruzione del brand politico-identitario di CasaPound. La già citata militanza eretica dell’ultimo Fronte della Gioventù, innovativa e in qualche modo sperimentale rispetto ai lunghi decenni di nostalgica ortodossia missina, turbati solo dalla stagione dei Campi Hobbit, ma utile anche per l’abitudine, che emerge oggi, ad un costante interrogarsi sulle forme della politica mainstream.

Quindi, la visione comunitaria metapolitica di ascendenza francese, definita dalla Nouvelle Droite parigina di Alain de Benoist e riletta via via da Gabriele Adinolfi, figura di primo piano della stagione dei Nar e di Terza Posizione, e oggi sorta di «intellettuale organico» al progetto di rinnovamento del neofascismo italiano di cui CasaPound è l’incarnazione più compiuta.

Infine, la socialità sottoculturale del mondo White Power, vale a dire il pieno irrompere anche nella penisola di quella sorta di «’68» in sedicesimo che ha rappresentato per le destre radicali lo sviluppo di una compiuta scena giovanile, in questo caso prima di tutto musicale, legata ai linguaggi contemporanei. Non a caso, il primo nucleo dell’organizzazione si costituì intorno alla band degli ZetaZeroAlfa.

L’ALTRA CARATTERISTICA peculiare a CasaPound riguarda ancora una volta un approccio «innovativo», ed in questo caso fondante, al fascismo. Come sottolinea con una punta di ironia Rosati, «in realtà più che De Felice o Perfetti, in Via Napoleone III è in voga, senza saperlo, Emilio Gentile». Nel senso che, proprio come osservato più volte dal celebre storico «il fascismo non si può restringere al mussolinismo, ma rappresenta una sintesi turbolenta tra la reazione anti-socialista dei ceti medi, la retorica patriottica della Grande Guerra e alcune culture politiche radicali precedenti, presenti in vari movimenti (nazionalismo, sindacalismo rivoluzionario o il futurismo)».

IN QUESTA PROSPETTIVA, i «fascisti del terzo millennio» scelgono consapevolmente di ispirararsi alla molteplicità di questa vicenda, «provando a riprodurne la carica dirompente e il sentirsi orgogliosamente una minoranza attiva al servizio della nazione; poco gli interessa, invece, ribadire il proprio resistere per esistere del neofascismo italiano post-’45». Più che la mistica della morte volta solo a costruire un’identità stabile e perpetua della tradizione missina, in questo caso «della retorica mussoliniana o dannunziana sono esaltati i contenuti dinamici, vitalistici e giovanili», mentre sembrano riapparire quelle caratteristiche del fascismo delle origini, che ancora Emilio Gentile ha identificato nei termini di «realismo tattico e dinamismo rivoluzionario (alternando elezioni a violenze di piazza, l’essere partito a muoversi come movimento)».

IL DECISIVO CONTRIBUTO a comprendere la matrice storico-ideologica di CasaPound, fa poi il paio nel volume di Elia Rosati con una articolata ricostruzione della storia e della strategia del gruppo. Dall’«entrismo» praticato nei confronti delle formazioni sorte dopo la svolta di Fiuggi di An fino allo stretto rapporto con la Lega di Salvini, dal connubio con la violenza – approfondito in particolare dalle appendici curate dal giornalista Velerio Renzi e dedicate rispettivamente alle «relazioni pericolose» con il mondo criminale, dal caso Ostia all’omicidio Fanella, e agli omicidi razzisti compiuti nel 2011 a Firenze da Gianluca Casseri -, fino alla visione complottista, e razzista, dell’immigrazione in base alle tesi della «Grande Sostituzione». Per concludere con l’uso sistematico e innovativo dei social, cui si accompagna spesso il tentativo di radicamento elettorale, attraverso le campagne di vicinanza agli italiani in difficoltà e l’importazione del «modello Alba Dorata».
Uno sviluppo, quello conosciuto dalle «tartarughe frecciate», che si intreccia inesorabilmente alla crisi italiana, sempre più di «sistema», e che, come segnala Rosati fa intravedere un possibile ulteriore protagonismo di questa nuova estrema destra, cui guardano già come ad un modello movimenti e formazioni di tutta Europa.

Il libro di Elia Rosati, sarà presentato questo pomeriggio al Nuovo Cinema Palazzo di Roma (Piazza dei Sanniti, 9) alle 18. Oltre all’autore interverranno il giornalista di Fanpage Valerio Renzi, Natascia Grbic di Dinamo press e Guido Caldiron.