Fuggono in massa. E vengono ripresi in massa, almeno quasi tutti. «In 24 ore sono partiti più di mille migranti dalla Libia, in fuga da terribili condizioni umanitarie», ha denunciato ieri l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) secondo la quale almeno 800 dei fuggitivi «sono stati intercettati e riportati a riva» dalla cosiddetta Guardia costiera libica. «La Libia resta un porto non sicuro», ha ripetuto per l’ennesima volta l’Oim pur garantendo che il proprio personale continua ad assistere i disgraziati che vengono riportati nei centri di detenzione di quel Paese.

E’ come un gigantesco e micidiale gioco in cui il gatto dà la caccia la topo, ed è inutile dire che a fare la parte del topo sono le migliaia di uomini, donne e bambini che cercano disperatamente di salvarsi dagli orrori libici prendendo il mare a bordo di vecchie carrette. Mentre l’Europa, come le tre scimmiette, non vede, non sente e non parla.

Quelli che ce la fanno a lasciare quell’inferno, e sono la minima parte, si aggrappano alla speranza di incrociare sulla loro rotta la nave di una ong. In queste ore nel Mediterraneo centrale ce ne sono due da quando la spagnola Open Arms si è aggiunta alla Ocean Viking di Sos Mediterranée. Quest’ultima dopo i 237 migranti tratti in salvo giovedì, ieri ha fatto altri due interventi riuscendo a salvare prima 71 persone, tutti uomini, poi altre 116 a bordo di un gommone strapieno anche di donne e bambini.

Un’operazione particolarmente difficile e delicata perché per operare in sicurezza la squadra di soccorso ha dovuto prima spostare una parte dei migranti dal gommone su alcune zattere e poi trasferirli a bordo della nave. Un altro gommone con 45 persone, alla deriva da tre giorni nel canale di Sicilia, è stato invece soccorso dalla Open Arms che ha assistito i migranti fino a quando, in serata, una motovedetta della Guardia costiera li ha trasferiti a Lampedusa. «Gli Stati devono fornire con urgenza percorsi sicuri e alternativi per mettere fine al traffico di omini», è scritto in un Twitter dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati in cui si torna a sollecitare un intervento europeo.

Continuano intanto gli sbarchi autonomi a Lampedusa. L’ultimo si è avuto all’alba di ieri con l’arrivo di 74 migranti dopo i circa 300 arrivati giovedì. La maggior parte di loro, 228, si trova nell’hotspot di contrada Imbriacola piene per metà di donne e minori non accompagnati. Circa settanta sono i ragazzi con più di 16 anni, mentre ci sono anche una decina di bimbi. 135 sono invece i migranti che hanno lasciati l’isola a bordo del traghetto diretti a Porto Empedocle, mentre 73 sono stati trasferiti a bordo della nave quarantena in rada a Lampedusa.

Proseguono infine le segnalazioni delle imbarcazioni in pericolo. Ieri Alarm Phone ha lanciato un allarme riguardante «130 persone al largo della Libia» tra le quali anche «donne incinte e bambini» «urlavano, erano chiaramente in una situazione di grave pericolo», ha denunciato la piattaforma aggiungendo di aver perso i contatti con i naufraghi. E un’altra segnalazione riguarda una barca con 74 persone che si è messa i contatto sempre con Alarm Phone dopo essere partita dalla Libia: ««Sono nel panico e dicono di stare imbarcando acqua», ha spiegato l’organizzazione che ha allertato le autorità.

«Fra ieri e oggi – ha scritto invece su Twitter Sea Watch riferendosi a giovedì e a ieri – il nostro aereo Moonbird ha documentato le intercettazioni illegali di circa 269 persone e la presenza in mare di 10 imbarcazioni in pericolo».