Sono oltre 100 le organizzazioni non governative, le associazioni e i collettivi che questo pomeriggio dalle 17 presidieranno la piazza romana di Montecitorio per dire al parlamento che sulla Libia bisogna voltare pagina.

Quattro le richieste principali: interruzione della missione in Libia e della cooperazione senza garanzie concrete sulla tutela dei diritti umani; fine del sostegno e della collaborazione con la sedicente «Guardia costiera libica»; evacuazione immediata delle persone rinchiuse nei centri di detenzione ed estensione dei canali di ingresso regolari; ripristino di un sistema istituzionale di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale e riconoscimento del ruolo essenziale svolto dalle Ong per la salvaguardia della vita in mare.

Il simbolo della manifestazione sarà una benda biancata, indossata a coprire gli occhi per denunciare il comportamento delle autorità, italiane ed europee, che si rifiutano di vedere e accettano la violazione dei diritti umani. A promuoverla, tra gli altri, Arci, Amnesty International, Asgi, Associazione Ong Italiane, Campagna Io Accolgo, LasciateCIEntrare, Libera, Tavolo Asilo e Immigrazione, Un Ponte per. E poi attivisti e volontari delle Ong del Mediterraneo: Open Arms, Mediterranea, Sea-Watch, Medici Senza Frontiere, Sos Mediterranée, ResQ.

I NUMERI

Intanto ieri la discussa agenzia europea per le frontiere esterne Frontex ha pubblicato i numeri degli «attraversamenti illegali ai confini» del Vecchio Continente: il 59% in più dello scorso anno. Un aumento percentuale che potrebbe generare allarmismo, ma che va letto a partire dalle cifre assolute: 61mila persone, cioè lo 0,0137% degli abitanti dell’Unione Europea. I maggiori aumenti lungo la rotta balcanica (18.604, +92%), quella dell’Africa occidentale che arriva alle Canarie (+144%) e quella del Mediterraneo centrale diretta verso Italia e Malta (21.955, + 159%). I flussi cresciuti di più sono dunque quelli da Libia e soprattutto Tunisia.

Secondo Frontex in questi due paesi «le reti di trafficanti hanno ripreso le loro attività». Ma è lecito pensare che, al di là delle organizzazioni criminali, siano soprattutto la crisi economica, sociale e sanitaria tunisina e la persistente situazione libica caratterizzata da orrori, violenze, detenzioni arbitrarie e instabilità politica a fare da push factor per i migranti che decidono di prendere il mare.

I numeri smentiscono invece, e per l’ennesima volta, la teoria del pull factor, secondo cui le navi umanitarie costituirebbero un fattore di attrazione per i migranti. Mai come quest’anno sono state bersagliate da fermi amministrativi e quarantene selettive, eppure gli arrivi sono cresciuti comunque. Più dei flussi, però, sono aumentati i morti annegati in un mare svuotato da assetti istituzionali o civili di soccorso.

Dall’inizio dell’anno sono 756 le vittime accertate lungo la rotta centrale, nello stesso periodo del 2020 erano state 262: +188,5%. Impennata anche delle persone catturate dalla «guardia costiera libica» e riportate indietro: al 12 luglio erano 16.206, mentre in tutto il 2020 sono state 11.891 (i dati sono dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni-Oim). «20.500 persone arrivate via mare in Italia al 30 giugno. Niente di paragonabile con i numeri degli anni 2014-17 – ha twittato nei giorni scorsi Flavio Di Giacomo, portavoce per il Mediterraneo dell’Oim – Dati alla mano, non ci sono emergenze numeriche».

ARRIVI E SOS

Ieri a Lampedusa ci sono stati sette arrivi di barchini provenienti da diverse parti della Tunisia per un totale di 104 persone. 283 sono state trasferite dall’hotspot, dove ne sono rimaste 750.

Alarm Phone ha lanciato l’Sos per un barcone con a bordo 80 migranti a poche miglia dalle acque italiane. «A più di 12h dalla prima allerta, le 80 persone sono ancora in pericolo – ha scritto su Twitter Ap intorno alle 18 di ieri – La situazione drammatica a bordo. Il mercantile Chembulk è a poche centinaia di metri ma resta a guardare e non soccorre. Queste persone hanno bisogno di soccorso e di un Pos in Europa!».