È stata assassinata ieri, probabilmente da milizie islamiste, nella sua abitazione di Bengasi, la nota attivista per i diritti umani Salwa Bugaighis (nella foto reuters). «Uomini incappucciati sono entrati nella casa di Bugaighis e hanno aperto il fuoco», ha detto il portavoce della polizia locale, Ibrahim al-Sharaa. La donna, che era appena rientrata da Tripoli dove si era recata a votare, è stata accoltellata dopo essere stata uccisa da colpi di arma da fuoco. Il marito, Issam, membro del Consiglio comunale di Bengasi, in casa al momento dell’attacco, sarebbe stato rapito dai miliziani.

Bugaighis, avvocato, ex membro del Consiglio nazionale transitorio, era vice presidente della Commissione per il Dialogo nazionale in Libia e attivista in prima linea nella difesa dei prigionieri politici. Per il suo impegno civile, Bugaighis era stata insignita nel 2012 del premio di una fondazione, vicina all’ex Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton. Con l’ascesa degli islamisti moderati al potere, Bugaighis si era più volte espressa contro il pericolo posto da gruppi islamisti radicali e moderati per il processo di costruzione nazionale.

Intanto sono attesi per la prossima settimana i risultati del voto in Libia. Le urne si sono chiuse mercoledì sera, tra caos e violenze. Nella giornata del voto, l’ex agente Cia, il generale Khalifa Haftar, autore del tentato colpo di stato con i miliziani di Zintan, lo scorso maggio, aveva annunciato un cessate il fuoco per permettere ai cittadini di recarsi alle urne. La parziale tregua non è stata però rispettata dai gruppi islamisti radicali. Sette soldati sono morti e 53 sono rimasti feriti a Bengasi in scontri tra esercito e jihadisti.

Uomini armati della milizia islamista Rafallah Sahati, affiliata al gruppo jihadista Ansar al-sharia, hanno aperto il fuoco contro un convoglio di ufficiali di sicurezza diretti verso un seggio elettorale. L’attacco avrebbe provocato anche venti feriti e ha innescato scontri nel quartiere di Hawari. Non solo, a Sebha, nel sud del paese, uno dei 1700 candidati indipendenti alle parlamentari appena conclusesi, è stato assassinato da uomini non identificati. A Derna, nell’est, per timori di attentati, decine di seggi sono rimasti chiusi.

Gli attacchi dei miliziani hanno anche colpito l’Assemblea costituente libica, eletta lo scorso febbraio, con una scarsissima partecipazione al voto e impegnata a scrivere la nuova Costituzione. L’Assemblea ha sede nella città orientale di Baida. L’autobomba, che è esplosa a pochi metri dall’entrata principale, ha provocato danni alle vetture circostanti e all’edificio.

Secondo l’Alta commissione elettorale (Hnec), l’affluenza alle urne è stata bassa: alle urne solo il 45% degli iscritti per eleggere 200 membri della Camera dei rappresentanti, che potrebbe avere sede a Bengasi e non a Tripoli, secondo l’annuncio del governo ad interim dell’ex ministro della Difesa, Abdullah al-Thinni. La stessa Commissione aveva denunciato l’impossibilità di regolari operazioni di voto in Cirenaica e nel sud del paese. E così solo un milione e mezzo dei 3,5 milioni, aventi diritto, si è registrato per votare.

Dopo il tentato golpe, le forze vicine ad Haftar si erano dimostrate incapaci di controllare il parlamento di Tripoli, dove i Fratelli musulmani libici avevano proceduto alla nomina, poi invalidata dalla Corte suprema, di Ahmed Maaiteg, businessman vicino agli islamisti, a capo del governo.