Salutato il primo ministro italiano Draghi, il premier del Governo di unità nazionale libico (Gnu) Abdulhamid Dabaiba vola alla volta di un altro attore centrale della crisi nordafricana: Ankara. Ieri Dabaiba ha partecipato in qualitò di co-presidente (l’altro è il peso massimo Recep Tayyip Erdogan) al primo incontro del Consiglio di cooperazione strategico di alto livello libico-turco.

L’occasione per conoscersi, una volta eclissato senza troppo clamore il predecessore tripolino Sarraj che con la Turchia aveva dato vita a un’alleanza strategica per la sopravvivenza dell’allora Governo di accordo nazionale: solo grazie all’intervento militare turco Tripoli è stata in grado di evitare la caduta a favore delle forze del generale cirenaico Haftar. In cambio ad Ankara Sarraj regalò il controllo di una fascia di mare ben più ampia dei suoi confini marittimi.

Ieri tutto confermato: Ankara proseguirà nel «supporto alla ricostruzione della struttura militare» della Libia, ha detto Erdogan. Resta anche l’accordo marittimo e si intensifica la cooperazione nei settori energetico e finanziario. Anche sanitario: la Turchia invierà 150mila dosi di vaccino anti-Covid alla Libia

Insieme a Dabaiba, in visita in Turchia sono partiti anche 14 ministri: hanno incontrato i rispettivi omologhi turchi per discutere di tematiche varie, da accordi di cooperazione ad affari economici e commerciali.

La visita però ha anche un alto valore politico: il neonato Gnu sembra voler segnalare da che parte intende collocarsi. Ankara resterà in Libia a giocare la parte del leone, con buona pace dei tanti paesi che – Italia in testa – hanno già messo gli occhi sulla ricca ricostruzione del paese.