È il sesto giorno consecutivo di violenze in Libia per il controllo degli aeroporti di Tripoli e Misurata, trasformati in campi di battaglia. Gli scontri hanno coinvolto anche Bengasi e Derna, mentre lo staff non essenziale delle Nazioni unite è stato evacuato per motivi di sicurezza dopo l’escalation delle violenze degli ultimi giorni. Gli scontri hanno causato oltre 26 vittime solo a Bengasi.
Non si fermano neppure gli attacchi mirati ad attivisti e politici liberali. Ieri è stata assassinata a Derna, città della Cirenaica, la parlamentare libica, Fariha al-Barkawi.

Uomini armati hanno aperto il fuoco sull’autovettura della deputata nei pressi di una moschea. Al-Barkawi faceva parte del blocco liberale nel parlamento libico uscente.

Il Congresso nazionale generale (Cng), dopo le elezioni del novembre 2012, aveva nominato come premier, l’islamista Ali Zeidan, poi sfiduciato, nel marzo scorso, in seguito alla vendita illegale di petrolio al cargo Morning Glory da parte dei separatisti della Cirenaica. Barkawi aveva promosso varie battaglie per la difesa dei diritti delle donne.

Si tratta del secondo omicidio di una donna impegnata in politica dopo quello di Salwa Bughaighis, attivista per i diritti umani, avvenuto il 25 giugno scorso a Bengasi. Barkawi aveva rassegnato le dimissioni da parlamentare nel febbraio scorso dopo le manifestazioni di Tripoli contro il prolungamento della durata del parlamento oltre la sua scadenza naturale.

Le elezioni, con scarsissima partecipazione popolare, per il rinnovo del parlamento si sono tenute proprio il 25 giugno scorso ma i risultati definitivi non sono stati ancora annunciati, sebbene si profili una vittoria del fronte laico.

Come se non bastasse, uno dei sospetti dell’attacco al consolato americano di Bengasi del settembre 2012, costato la vita all’ambasciatore Usa Chris Stevens e ad altri quattro diplomatici statunitensi, è stato trovato morto giovedì nella città orientale libica di Marj. Faraj al-Shibli era stato visto l’ultima volta venerdì scorso, detenuto da una milizia locale nella cittadina della Cirenaica.

Già a marzo 2013, l’uomo era stato fermato dalle autorità libiche perché sospettato di aver preso parte al sanguinoso assalto della sede diplomatica statunitense, che causò gravi critiche all’operato dell’ex Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton.

Rimane tuttavia dubbia la presenza dell’uomo a Bengasi il giorno dell’attacco.
Durante la detenzione, al-Shibli è stato interrogato anche dall’Fbi in presenza di ufficiali libici. La presunta mente dell’attacco, Ahmed Abu Khattala era stato catturato e trasferito a Washington da un commando statunitense, lo scorso giugno, provocando non poche polemiche a Tripoli.

E così, sono continuati anche ieri gli scontri tra milizie di Zintan, vicine all’ex generale Khalifa Haftar, e i jihadisti, Scudo di Misurata, per il controllo dell’aeroporto di Tripoli.

Piste e velivoli sono rimasti danneggiati, mentre la torre di controllo dello scalo è stata colpita da razzi. In segno di protesta per le violenze, i controllori di volo di Tripoli e Misurata hanno annunciato uno sciopero a oltranza.
«La decisione avrà ripercussioni negative per i libici che vivono all’estero e vogliono tornare in patria per la festa di fine Ramadan», ha detto il capo dell’Autorità aeroportuale, Mohammed Bait al-Mala.

I voli erano stati sospesi la scorsa domenica dopo i primi incidenti che avevano provocato sei morti e 25 feriti. L’attacco allo scalo di Tripoli si è verificato nelle prime ore della mattina della scorsa domenica, quando diversi missili sono stati fatti esplodere nel perimetro dell’aeroporto. Alle esplosioni hanno fatto seguito pesanti scontri tra i due gruppi armati.