Ci sarà anche la Libia e l’entrata in vigore della terza fase di EunavforMed al centro dei colloqui dei ministri degli Esteri europei Ue in corso a Lussemburgo. Lo scontro politico tra il governo unitario, imposto dalla comunità internazionale, e le autorità di Tripoli ha di nuovo esacerbato la guerra tra milizie. Gli islamisti si erano impegnati a bloccare i flussi di profughi verso le coste europee insieme alle municipalità che ora, in ordine sparso, hanno assicurato il loro sostegno al Gna.

Se el-Serraj fatica a consolidare il Governo di accordo nazionale (Gna), insediatosi nella base navale di Abu Sittah in Tripolitania, ci pensano i governi occidentali ad andargli in soccorso. Dopo la visita lampo del ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, Francia, Gran Bretagna e Germania sarebbero pronte a riaprire le loro rispettive rappresentanze diplomatiche nella capitale libica.

Da oltre un anno le ambasciate europee sono vuote, inclusa la rappresentanza italiana, in seguito ai continui attacchi ai consolati locali e all’annunciata avanzata dello Stato islamico (Isis). Gli ambasciatori dei tre paesi europei sono arrivati a Tripoli insieme ai tre ministri degli Esteri, incluso il britannico, Philip Hammond, che ha staccato un assegno di 14 milioni di dollari per la ricostruzione del paese. Anche l’agenzia Onu per lo sviluppo (Undp) ha annunciato l’apertura di un «Ufficio per la stabilizzazione» a Tripoli per dare assistenza al governo di unità nazionale. In particolare il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ha parlato di «un segnale» dell’intera comunità internazionale per «la pace e la stabilità in Libia». Steinmeier ha aggiunto che la formazione europea delle forze di sicurezza libiche potrebbe avvenire anche fuori del paese qualora il premier al-Serraj non chiedesse l’avvio di una missione internazionale. La missione di peace-enforcement era uno degli obiettivi principali che hanno spinto la comunità internazionale a sostenere gli sforzi dei mediatori Onu per la formazione del Gna.

Ma che il governo di el-Serraj, voluto dalle Nazioni unite e sostenuto dalla comunità internazionale, sia ancora molto fragile lo ha confermato l’attacco della scorsa domenica nel quartiere al-Andalous di Tripoli nei pressi dell’abitazione di Ahmed Maitig, vicepresidente del Consiglio presidenziale, uno dei cinque vicepremier del Gna. Maitig aveva appena incontrato il ministro francese, Jean-Marc Ayrault, e Steinmeier.

Durante gli scontri sono morte almeno due guardie del corpo di Maitig e altre tre sono state ferite. Maitig è una figura controversa del frammentato panorama politico tripolino. Nominato premier nel 2014, il suo incarico non è stato mai riconosciuto dal Cng che ha preferito Khalifa Gweil. Quest’ultimo, espressione della corrente più riluttante a riconoscere la legittimità del Gna inizialmente aveva dato il via libera al governo di el-Serraj, nonostante ne avesse bloccato l’insediamento, per poi ritrattare. Il governo di unità nazionale avrebbe fin qui solo il controllo dei ministeri per gli Affari sociali, lo Sport e i Lavori pubblici.

Rimandato invece il voto di fiducia al Gna, già rinviato per settimane, da parte del parlamento di Tobruk. Il giorno giusto potrebbe essere oggi o tra una settimana. Il rafforzamento del governo unitario potrebbe ridimensionare le mire sulla Tripolitania del generale Khalifa Haftar. L’attacco della scorsa domenica è stato particolarmente grave ed ha coinvolto anche altre tre guardie che sono state brevemente sequestrate. Alcuni miliziani che hanno perpetrato l’attacco hanno in seguito smentito che fosse l’abitazione di Maitig il vero obiettivo dell’azione. Uno dei capi del gruppo che ha colpito il quartiere al-Andalus, Haithem al-Tajouri, ha spiegato al quotidiano al-Watan che l’attacco è stato conseguenza di uno scontro con alcune milizie locali impegnate a mantenere la sicurezza del quartiere. Gravi scontri si sono registrati anche a Bengasi, capoluogo della Cirenaica, martoriato dai combattimenti e dalla guerriglia dei jihadisti di Ansar al-Sharia.

Secondo fonti della sicurezza, in due giorni sarebbero morte 24 persone e altre 25 sono rimaste ferite in scontri nel quartiere di Hawari e nelle vicinanze dell’antico cementificio.