Annunciato da un video-messaggio online, il califfato di Sirte ha sferrato ieri un’offensiva contro gli impinati petroliferi del nord della Libia. Un attacco che segue di soli due giorni l’annuncio, da Tunisi, della travagliata formazione del governo di unità nazionale sotto l’ombrello dell’Onu.
Il governo del premier Faiz al Serraj non si è ancora insediato e il parlamento di Tripoli, il più legato ai jihadisti di Alba libica, non sembra intenzionato a riconoscerlo (del resto leggendo la trentina di paginette del testo dell’accordo firmato il 17 dicembre scorso a Skhirat, in Marocco, l’operazione sembra più che altro quella di un rimpasto del governo di Tobruk da insediare nella capitale). Nel frattempo Daesh cerca di dare la spallata finale o almeno di provocare l’intervento occidentale, aprendo una nuova e più pericolosa Siria a quattrocento miglia marine dalle coste meridionali dell’Europa.

Ieri all’alba è stato lanciato l’assalto al principale hub petrolifero di Ras Lanuf. I mega serbatoi pieni di greggio hanno preso fuoco, l’incendio si è propagato lungo le linee elettriche e alcune torri dell’elettrodotto sono crollate. Danneggiate anche alcune delle 13 navi cisterna della Harouge Operations oil (con una capacità di stoccaggio di 6,5 milioni di barili) in rada nel porto. Secondo l’agenzia di stampa libica Lana «la situazione a Ras Lanuf è catastrofica dal punto di vista ambientale». In serata per riuscire a domare il rogo i cinque mega serbatoi di Ras Lanuf e Sidra sono stati svuotati completamente dai tecnici della compagnia libica National oil corporation (Noc) che ne è proprietaria.

L’attacco ale strutture petrolifere in realtà era già iniziato da giorni, con danni anche alla pipeline del campo petrolifero di Amal, ma è stato ieri che l’Isis, con un videomessaggio di Abu Abdel Rahman al Libi, uno dei suoi combattenti di spicco, ha annunciato in rete l’attacco finale: «Oggi abbiamo attaccato i porti di as Sidra e Ras Lanuf e domani (oggi per chi legge ndr) toccherà a quelli di Brega e poi Tobruk es Serir, Jallo e al Kufra». L’Isis, che ha la sua roccaforte nella città costiera di Sirte, non lontana da Ras Lanuf, ha inoltre pubblicato proprio ieri le foto delle esecuzioni in piazza di quattro soldati fedeli al governo di Tobruk, l’unico riconosciuto internazinalmente prima della nascita del nuovo esecutivo di Serraj.

L’ambasciatore britannico in Libia Peter Millett si è detto preoccupato per la situazione. E Una delegazione italiana «di alto livello» – dicono i media locali – è sbarcata ieri pomeriggio all’aeroporto di al Labraq diretta alla base militare dell’esercito di al Marj per ilcontrare il generale Khalifa Haftar. La missione italiana sarebbe volta ad ottenere le dimissioni di Haftar dal comando dell’operazione militare contro Daesh per favorire l’insediamento del governo Serraj a Tripoli.