Senza scomodare Shakespeare («c’è della logica in questa follia»dice di Otello), bisogna convincersi che niente, nella propaganda del «Ministro della Paura», non una sua dichiarazione, né un atteggiamento, né un abbigliamento per quanto grottesco sia, è usato a caso.
Vale anche per la Direttiva che ha emanato proprio nel momento in cui la guerra civile in Libia sta causando centinaia di morti e migliaia di sfollati e la nave «Mare Jonio» sta per prendere il largo.

Lo scopo è approfittare delle dichiarazioni ricattatorie del cosiddetto «governo libico» – la fake news di 800 mila migranti e terroristi pronti a salpare verso l’Italia in modo da convincere il nostro paese ad una presenza più attiva nel conflitto- per continuare a diffondere paura e utilizzarla come rendita di posizione nella sua campagna elettorale permanente.

È IMPORTANTE allora informare e informarsi di quanto siano falsi e fuorvianti i contenuti della Direttiva emanata dal Ministero degli Interni e di quale sia la realtà.

Non viene data la minima rilevanza al fatto che non solo la Libia non è non mai stato un porto sicuro (affermazione ripetuta più volte dalla stessa Onu), ma che tanto meno lo è adesso con una guerra in corso. La Libia viene considerata alla stregua di un qualsiasi paese europeo (quindi sicuro) e la sua Guardia Costiera (formata, come risaputo, da milizie) in grado di eseguire tranquillamente salvataggi e di riportare indietro (dove?) i migranti.

NON SI ACCENNA ovviamente al fatto che i profughi da una guerra vanno considerati non semplici migranti ma rifugiati e che pertanto per essi sono valide le Convenzioni Internazionali (a partire da quella di Ginevra del 1951) di cui l’Italia è firmataria, secondo cui Il nostro Paese ha l’obbligo di accoglierli a prescindere dalla modalità con cui giungono sul nostro suolo e ad esaminare la loro richiesta di asilo.

Nella Direttiva ritroviamo la prassi ormai consolidata (inaugurata- bisogna dirlo per amor di verità- nel 2017 da Di Maio e realizzata dal ministro Minniti) di considerare le Ong impegnate nel salvataggio di migranti in mare alla stregua di «spalloni» dei trafficanti di uomini («taxi del mare» le aveva chiamate Di Maio), quando non più esplicitamente «trafficanti in proprio».

È UNA MENZOGNA che si perpetua, inventata per infangare il lavoro e l’impegno di centinaia di uomini e donne. Danno molto fastidio ai governi perché con la loro presenza sul campo sono testimoni delle conseguenze reali della chiusura delle frontiere praticata dall’Europa intera.

Davanti ai nostri occhi che, temo, corrono il rischio di assuefarsi, nel 2018 sono morti nel Mediterraneo oltre 2.100 persone (che, al di là del freddo numero, bisogna pensare come bambini, donne, giovani uomini in carne ed ossa), 35.000 dal 2005. È una vera e propria guerra che l’Europa ha dichiarato ai migranti, asimmetrica però, perché i morti sono solo da una parte. Non dobbiamo stancarci di ripetere, in ogni istanza ed in ogni occasione, che solo la creazione di corridoi umanitari dalla Libia all’Europa può venire incontro alle sofferenze di migliaia di persone rimaste intrappolate in quel paese.

Lo stanno chiedendo- prendendo spunto dalla positiva esperienza tuttora in corso dei Corridoi Umanitari per profughi siriani in Libano promossi dalle Chiese Evangeliche e dalla Comunità di S. Egidio- la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia ed Organizzazioni Cattoliche: «Corridoio Umanitario per 50 mila persone dalla Libia in Europa». È ora che anche le forze politiche più sensibili facciano sentire forte la propria voce.

Il prossimo appuntamento elettorale può essere l’occasione per spiegare e rilanciare la proposta, e porla al centro del dibattito politico.

*(Mediterranean Hope) responsabile sanitario dei Corridoi Umanitari dal Libano all’Italia.