Miliziani islamisti avrebbero preso il controllo dei due campi petroliferi di Bahi e al-Mabruk, a sud di Sirte. Nei giorni scorsi dagli aeroporti di Zintan e Mitiga sono partiti attacchi incrociati tra le due fazioni in lotta: una controlla il parlamento di Tripoli con il sostegno delle milizie Scudo di Misurata; l’altra la Cirenaica, guidata dall’auto-proclamato capo delle forze armate libiche Khalifa Haftar.

La presa di Bahi e al-Mabruk è stata confermata dal portavoce dei Servizi di sicurezza dell’Industria petrolifera, il colonnello Ali al-Hassi. «I guardiani del sito si sono ritirati e i jihadisti avanzano verso il campo di Dahra», ha aggiunto al-Hassi. Quest’ultimo ha rivelato che un tentativo dei militari di attaccare le postazioni delle milizie radicali prima che conquistassero il pozzo non ha avuto successo.
Oggi riprendono a Rabat in Marocco i negoziati tra le due fazioni libiche con la mediazione dell’inviato speciale Onu, Bernardino Léon. Secondo il diplomatico spagnolo questa tappa è «cruciale» per la soluzione della crisi.

I colloqui erano saltati in seguito alla defezione dei militari di Haftar, appoggiati dall’Egitto, che si erano rifiutati di andare avanti nei negoziati. Ulteriori colloqui si terranno nei prossimi giorni in Tunisia e Algeria. Un rapporto delle Nazioni unite, reso noto ieri, ha confermato che la capacità dei due governi libici di impedire il flusso di armi nel paese è «inesistente». Per questo l’Onu ha chiesto l’inasprimento dell’embargo sulle armi.