Il poco che è rimasto dell’Isis a Sirte è in ritirata e si sta vendicando dell’avanzata dell’esercito pro-Serraj, sostenuto dai miliziani di Misurata. Tre attacchi suicidi contro i miliziani di al-Bunyan al-Marsoos (Struttura Solida) sono stati lanciati la scorsa domenica. Il bilancio provvisorio sarebbe di un morto e quattro feriti. I tre attacchi sono stati perpetrati con vetture imbottite di esplosivo che sono esplose a pochi metri dalla postazione delle forze pro-Serraj a Sirte.

Una seconda esplosione ha colpito la coalizione anti-Isis che nei giorni scorsi aveva liberato il porto della città natale di Gheddafi a ovest della capitale in un ospedale da campo della stessa area. L’aviazione di al-Bunyan al-Marsoos ha lanciato tre attacchi aerei contro le postazioni di Isis a Sirte. Il portavoce del Comitato congiunto, Mohammed al-Ghasri, ha spiegato che gli attacchi hanno colpito alcuni combattenti di Isis e veicoli vicino l’incrocio di Buhadi e le aree ad esso limitrofe.

Al-Ghasri aveva confermato che in precedenza le due forze avevano ripreso il quartiere di al-Suwawa dopo giorni di intensi combattimenti. Le forze di Misurata sono avanzate per raggiungere il primo e il terzo quartiere residenziale di Sirte nonostante il fuoco incrociato dei cecchini di Isis. L’ospedale centrale di Misurata ha confermato di aver ricevuto 35 feriti e i corpi di 11 militari del cartello di al-Marsoos. Dall’inizio dell’operazione, ormai oltre un mese fa, sono 137 i morti tra i militari pro al-Serraj per la riconquista di Sirte. Nei bombardamenti sarebbe stato ucciso Hamid Malouqa al-Zliteni, uno dei leader di Isis a Sirte. L’uomo sarebbe stato raggiunto nella sua casa nel quartiere di al-Zaafaran. Tre leader di Isis, Mukhtar al-Busaifi, Majdi al-Shaali al-Wifalli e Abu Banina al-Wirfalli sono riusciti a scappare.

Anche il generale, sostenuto dal Cairo, Khalifa Haftar, le cui forze insistono su Sirte da ovest, ha confermato di aver bombardato alcune postazioni di civili nei pressi di Derna, in località Shiha.

Alcune case sono andate distrutte, mentre una donna e due bambini sarebbero stati uccisi nei bombardamenti. Sette civili sono rimasti feriti e inviati all’ospedale civile locale. Le forze di Haftar hanno messo Derna sotto assedio per mesi mentre gli aerei da Guerra hanno fermato i bombardamenti in varie località della città, dopo intensi attacchi contro abitazioni private, fabbriche e campi.

A Tripoli invece il Gna ha condannato l’uccisione di dodici soldati, fedeli a Gheddafi, che erano appena stati liberati dal carcere, dopo una sentenza dei giudici libici. I corpi delle 12 vittime, uccise con colpi d’arma da fuoco alla testa, sono stati trovati venerdì in diverse località della capitale, con evidenti segni di tortura. Anche l’inviato speciale dell’Onu, Martin Kobler, che si era complimentato con le forze di al-Serraj per i successi militari a Sirte, ha condannato su Twitter l’accaduto. Il portavoce dell’operazione al-Bunyan, Ahmed Hadia, ha confermato che le forze dello Stato islamico sono state indebolite ma «non sconfitte».

Secondo Hadia, le forze di Isis sono state circondate in alcuni quartieri a Sirte. Gli scontri sono ancora in corso intorno al centro Ougadougou, dove si tenevano conferenze internazionali, e ora nelle mani di Isis. I miliziani di Misurata hanno trovato mine e macchine imbottite di esplosivo. Hadia ha aggiunto che gli ordigni ritrovati erano più pericolosi del solito, «segno che erano pronti ad attacchi ostili». Il Segretario di Stato, John Kerry, ha confermato che il Governo di accordo nazionale (Gna) di Fayez al-Serraj deve potersi armare. «Questo è l’unico modo per generare la coesione necessaria», ha aggiunto.

I politici del Gna sperano che la conquista di Sirte possa placare le divisioni politiche che fin qui non hanno permesso il pieno controllo politico neppure della Tripolitania da parte di al-Serraj.

Durante la conferenza di Vienna dello scorso 16 maggio, al-Serraj aveva chiesto la fine dell’embargo sulle armi per il Gna. Stati uniti e Italia avevano confermato le loro intenzioni di avviare una missione di pace di terra per rafforzare la sicurezza locale, mentre Francia e Gran Bretagna si sono dette pronte ad un intervento armato nel paese. Parigi continua a sostenere Haftar e il governo egiziano.