La riunione che si è svolta ieri a Roma, a Centocelle, presenti i militari di oltre trenta Paesi per discutere della Libia «non è l’annuncio di una missione che sta per partire, è una delle tante iniziative di pianificazione».

Lo ha detto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, alla Farnesina, a margine della firma del Protocollo di intesa per la valorizzazione all’estero della cucina italiana di qualità. Facile la battuta sui preparativi del banchetto libico. I commensali studiano il menu, pensano a come apparecchiare la tavola e soprattutto dove mettere le sedie e chi fare sedere al fianco di chi.

«La condizione – ha aggiunto Gentiloni – per poter tradurre la pianificazione in realtà è che ci sia un governo legittimo che chieda assistenza all’Onu e alla comunità internazionale».
Gentiloni ha poi ricordato gli ormai fatidici tre passi: La strategia italiana sulla Libia prevede, nell’ordine: la formazione di un governo legittimo a Tripoli, la risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu che dia un mandato specifico ad una coalizione di forze internazionali per la stabilizzazione del Paese, il Parlamento di Roma che autorizzi la presenza degli italiani in quel Paese.

Sulla stessa lunghezza d’onda, benché impegnato a firmare altri protocolli d’intesa, in questo caso in Africa, ad Addis Abeba a incontrare la presidente dell’Unione africana Nkosazana Dlamini-Zuma, anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (che forse è intervenuto per placare il presenzialismo scatenato dell’ex capo di Stato Napolitano, a proposito): «L’auspicio – ha ricordato – è che in Libia si riesca a realizzare l’operatività del governo che si è costituito, per uscire dalla crisi a beneficio soprattutto degli stessi libici, e per contrastare fenomeni a danno dei migranti».

Che poi dalla Libia arrivino notizie non sempre verificabili, è dimostrato da un’agenzia lanciata nel tardo pomeriggio di ieri: aerei «sconosciuti» avrebbero bombardato oggi postazioni dell’Isis a Sirte, in Libia. Lo hanno riferito testimoni citati dai media arabi, ripresi dalle agenzie internazionali. I jihadisti hanno sparato colpi con le artiglierie anti-aeree. I raid avrebbero centrato depositi di munizioni e armi.