Il governo è chiamato dalle opposizioni a riferire in Parlamento urgentemente su ciò che sta succedendo sulla «ex quarta sponda». Anche il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che parlamentare non è, considera «sempre più preoccupante» la situazione in Libia, con l’avanzata di Haftar in direzione di Tripoli.

«Va assolutamente scongiurata un escalation militare su vasta scala – dice – favorendo una ripresa del dialogo tra Haftar e il governo di Serraj», ritenendo l’azione dell’esecutivo «assente» anche su questa crisi internazionale che mette a rischio l’equilibrio – si fa per dire ndr – dell’intero Mediterraneo.

«Avevano rivendicato un presunto successo della Conferenza di Palermo – fa notare – ma a pochi mesi di distanza la situazione è sempre più instabile, così come si fatica a vedere un ruolo dell’Italia». Sulla stessa lunghezza d’onda, Lia Quartapelle – che insiste sulla «marginalità e l’isolamento internazionale del nostro Paese» – e Piero Fassino, vice presidente della commissione Esteri della Camera, che chiede un’azione d’intesa con gli altri Paesi europei «che scongiuri un bagno di sangue».

Anche se, a ben vedere, l’assenza di ruolo della diplomazia italiana ultimamente è stata evidente soprattutto dall’esclusione all’incontro organizzato proprio a Roma il 25 marzo in vista della conferenza nazionale libica di metà aprile. Una riunione informale,alla quale hanno partecipato i rappresentanti di otto Stati (Usa, Francia, Gran Bretagna, Belgio, Repubblica Ceca, Malta), unici non invitati: gli italiani.

A chiedere una audizione del governo in Parlamento è anche il senatore Adolfo Urso, ex finiano ora Fratelli d’Italia, vice presidente del Copasir, il comitato parlamentare sui servizi segreti, il quale dalla sua postazione giudica paradossale la preoccupazione espressa da esponenti della maggioranza adesso «a fronte di una situazione che sul terreno appare ormai compromessa».

Il rischio di guerra in Libia oggi per lui è frutto della politica «improvvisata, superficiale e dedita solo ad apparire» del governo Conte, «che ha reso l’Italia debole proprio sul principale teatro di interesse strategico nazionale e che ci ha isolati in Europa e marginalizzati nella Nato». Da Forza Italia prende la parola Stefania Craxi per evocare «prove di forza» che Serraj non avrebbe saputo prendere e inoltre per criticare le esternazioni del governo dalla conferenza di Palermo, definite «stucchevoli».

Matteo Salvini, questa volta evidentemente con la maglietta della Farnesina, risponde dal G7 di ministri dell’Interno riuniti a Parigi che l’obiettivo della stabilizzazione della Libia «sarà più facile se Italia e Francia agiranno insieme».