Nel porto di Derna è guerra aperta. Aerei militari libici hanno bombardato una petroliera greca, Araevo, uccidendo due dei 26 membri dell’equipaggio di nazionalità greca, filippina e romena. Uno dei due morti è un greco di 29 anni. Secondo il portavoce dell’esercito, il colonnello Ahmed Mesmari, vicino al golpista Khalifa Haftar che da mesi tenta senza successo di prendere Tripoli, la notte scorsa, alcuni movimenti intorno alla nave hanno destato sospetti. Già nei giorni scorsi i militari non avevano potuto effettuare un’ispezione di routine all’interno del cargo. Non solo, la petroliera anziché raggiungere il molo assegnato nel porto di Derna, sarebbe entrata senza autorizzazione in una zona militare e non avrebbe risposto ai successivi avvertimenti intimati dai militari. «Abbiamo chiesto alla nave di fermarsi ma l’equipaggio ha spento tutte le luci a bordo. Per questo siamo stati costretti a intervenire», ha aggiunto Mesmari. Da mesi la città costiera di Derna è la roccaforte di gruppi jihadisti radicali che hanno giurato fedeltà allo Stato islamico in Iraq e in Siria (Isis). Si tratta solo dell’ultimo di una serie di attacchi perpetrati dai militari per fermare le milizie che si riconoscono nell’operazione Fajr (Alba) che vuole impedire ad Haftar di prendere il controllo del paese. E così, secondo la versione dei militari, la petroliera Araevo avrebbe tentato di trasportare combattenti islamisti radicali nel porto di Derna.

La petroliera, battente bandiera liberiana, era di proprietà dall’Aegean Shipping Enterprises, compagnia con sede ad Atene, e stava trasportando oltre 12 mila tonnellate di greggio. Secondo l’armatore non ci sono state perdite di petrolio mentre sono ancora in corso valutazioni per stabilire i danni riportati dal cargo. Il più importante terminal petrolifero del paese, a Sidra, è stato avvolto dalle fiamme per settimane. L’incendio ha causato la perdita di 1,8 milioni di barili di greggio. Nel porto è infuriata la battaglia fra i miliziani della Petroleum Protection Guard di Ibrahim Jadran e i miliziani islamisti Scudo di Misurata. Nei giorni scorsi le guardie delle installazioni petrolifere dell’est della Libia, guidate dall’ex leader autonomista Ibrahim Jadran, alleatosi con Haftar, hanno abbattuto un aereo delle milizie Fajr nel porto di Sidra, grazie a una copertura aerea dell’aviazione libica. Uno degli obiettivi dei jihadisti è proprio di conquistare i terminal petroliferi. Secondo il capo militare delle milizie che sostengono il parlamento di Tripoli, il leader delle guardie dei terminal, Ibrahim Jadran vorrebbe «rubare il petrolio e venderlo al di fuori dell’autorità della National Oil Corporation (Noc)». La scorsa primavera i secessionisti della Cirenaica avevano venduto autonomamente greggio al cargo nordcoreano Morning Glory, innescando la crisi di governo che ha portato alle dimissioni e all’esilio forzato dell’ex premier Ali Zeidan.

Oltre ai terminal petroliferi, nel mirino dei jihadisti di Ansar al-Sharia, ci sono gli egiziani copti residenti in Libia. Negli ultimi giorni, i copti vengono colpiti con violenze e rapimenti mirati in segno di ritorsione contro il sostegno che l’Egitto garantisce al governo di Tobruk, guidato da Abdallah al-Thinni, riconosciuto dal Cairo come unico rappresentate delle istituzioni libiche. Nell’ultima settimana, con due sequestri collettivi, 20 copti sono stati prelevati dalle loro case nella città di Sirte. Nella stessa città, nei giorni precedenti, erano stati uccisi una coppia di copti e la loro figlia adolescente.Il caso ha suscitando dure reazioni in Egitto. Una delegazione di leader tribali egiziani si è recata in Libia per avviare sul campo trattative coi capi delle tribù locali per ottenere il rilascio dei rapiti.