Il tira e molla è finito, Bernardino León ha lasciato il suo incarico di inviato speciale delle Nazioni unite in Libia nelle mani del tedesco, Martin Kobler, ex inviato speciale Onu in Iraq, Congo e Afghanistan. Non ce l’ha fatta il diplomatico spagnolo a chiudere il suo mandato con la formazione di un governo di unità nazionale.

Proprio mentre sembrava aver ottenuto un certo ridimensionamento delle richieste del piccolo parlamento di Tobruk, che non ha ancora votato a favore dell’intesa, il sostegno internazionale ha iniziato a vacillare e le voci di un’uscita di scena di León si erano fatte pressanti ormai da un mese. Lo spagnolo ha accettato l’incarico di direttore dell’Accademia diplomatica degli Emirati. León ha negoziato uno stipendio di 35 mila sterline mensili prima di lasciare il suo posto. Questa decisione sarebbe stata negoziata già lo scorso giugno. León ha subito negato un conflitto di interessi che lo avrebbe visto per troppo tempo favorire la Cirenaica, appoggiata da egiziani, sauditi ed Emirati a discapito di Tripoli, sostenuta dal Qatar.

Eppure la formazione di un governo unitario è quanto mai lontana. Il ministro della Pianificazione, Ahmed al-Qader, è stato rapito ieri a Tripoli da una milizia armata. Nella notte di ieri alcuni uomini vicini ad al-Qader avrebbero effettuato un blitz per liberarlo. Infine, il presidente egiziano al-Sisi ha chiesto nella sua visita a Londra un più incisivo intervento Nato in Libia. Richiesta subito accolta dal Segretario generale Nato, Jens Stoltemberg, nonostante i disastrosi attacchi del 2011.