I continui sbarchi di profughi delle ultime ore confermano la Libia è un paese fuori controllo. I miliziani di ogni fazione possono fare leva in ogni momento sul business delle migrazioni per accreditarsi come gli unici detentori del potere sul campo agli occhi della comunità internazionale e quindi invocare un intervento militare a loro sostegno. Primi fra tutti gli uomini che sostengono il generale Khalifa Haftar in Cirenaica con l’appoggio del presidente egiziano al-Sisi, rappresentato, come sempre, dalle cancellerie occidentali come alleato imprescindibile per risolvere la crisi libica.

Ma in Libia si combattono tante altre guerre. Una di queste punta alla liberazione di Sirte, in mano ai jihadisti dell’Isis. «Ci sono 2-3 mila militanti di Isis nella regione di Sirte», ha confermato l’inviato speciale delle Nazioni unite, Martin Kobler. Secondo il negoziatore, che ha contribuito alla firma dell’accordo di Skhirat per la formazione di un governo di unità nazionale (Gna), che sin qui fatica ad entrare in piene funzioni, i miliziani Isis sono ora diretti verso il sud del paese, verso Niger e Ciad. «Vogliono occuparsi del petrolio per portare il paese al collasso», ha commentato Kobler. In merito ai contatti tra Isis e Boko Haram, Kobler ha rivelato che la scorsa settimana una cellula Isis è stata smantellata a Tripoli. «Dei 17 arrestati, uno era nigeriano. Possiamo sospettare connessioni con Boko Haram», ha concluso.

Per la liberazione di Sirte si muovono da occidente, le forze controllare dal generale Khalifa Haftar e, da oriente, gli uomini del premier in pectore Fayez al-Serraj, appoggiati dai miliziani di Misurata. Ma anche altre malizie si starebbero muovendo verso il centro di Sirte tra queste la Petroleum Protection Guard di Ibrahim Jadran, che sarebbe rimasto ferito nei combattimenti alcune settimane fa. Questa milizia, secondo la stampa locale, si troverebbe a 130 chilometri da Sirte, a Ben Jawad. Nelle ultime ore, sarebbero almeno cinque i miliziani feriti, soccorsi e trasportati nell’ospedale di Ras Lanouf.

Da parte loro, i miliziani del commando congiunto di Serraj, impegnati nell’operazione Struttura solida (al-Bunyan al-Marsous), si troverebbero a circa cento chilometri a est di Sirte. Secondo il quartier generale di al-Bunyan i combattenti sarebbero tra Wadi Alloud e Abu Najaim a sud di Sirte, mentre proseguirebbero i combattimenti sulla linea del fronte.

Nelle operazioni degli ultimi giorni, i miliziani di Misurata avrebbero ucciso uno dei leader di Isis in Tunisia, Algeria e Libia, Khaled al-Shayeb. L’uomo sarebbe responsabile di vari attacchi terroristici in Libia e in Tunisia, incluso l’attentato al museo del Bardo di Tunisi. Shayeb è stato ucciso in località Baghla e il suo corpo sarebbe stato riconosciuto da alcuni miliziani di Isis detenuti a Tripoli. Non è chiaro però se l’identità dell’uomo possa essere confermata. In verità l’uccisione di Shayeb era stata già annunciata dal premier tunisino, Habib Essid, pochi giorni dopo la strage del Bardo.

La notizia conferma una volta di più quanto il confine tra Libia e Tunisia sia poroso al passaggio dei jihadisti. Decine sono stati i morti a Ben Guardane in attacchi di jihadisti di Isis di ritorno in Tunisia dalla Libia. Anche la città di Sabrata a due passi dal confine è tra le più frequentemente utilizzate per il business dei migranti.
Infine, ha visitato Tripoli, il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu. La missione turca ha l’obiettivo di appoggiare il Gna di al-Serraj e avviare le procedure per la riapertura dell’ambasciata turca di Tripoli.

Nei giorni scorsi, alcuni politici libici avevano invocato un’intesa tra Tripoli e Unione europea sulla stessa linea dell’accordo con Ankara per contenere i flussi migratori. La Gran Bretagna aveva già assicurato che avrebbe inviato una nave della sua marina militare anche per far fronte alla crisi.