Non si placano le polemiche attorno al codice di condotta imposto dal governo italiano alle ong che operano nel Mediterraneo. Libertà e Giustizia ha chiesto al governo Gentiloni di ritirare, o almeno di «riconsiderare profondamente», il provvedimento imposto alle organizzazioni non governative che salvano i migranti nel Mediterraneo, «sopperendo meritoriamente all’ignavia e all’inerzia dei governi».

Secondo l’associazione il Codice Minniti è in contrasto sia con il diritto internazionale del mare sia con ciò che il diritto di asilo impone all’Italia. Per questo considera «perfettamente condivisibile la scelta di alcune ong (come Medici Senza Frontiere, insignita del Premio Nobel per la Pace) di non sottoscrivere l’impegno a non effettuare trasbordi (una misura spesso invece necessaria per salvare le vite dei migranti), così come il rifiuto di portare armi a bordo, e la scelta di non ospitare unità di polizia».

Inoltre, Libertà e Giustizia ha rilevato che il Codice Minniti non ha valore di legge, «eppure sta già consentendo al governo di intervenire in modo straordinariamente pesante nello scenario già teso e difficile del Mediterraneo». In sostanza, «il governo sta ribaltando la politica italiana verso i migranti senza passare dal Parlamento: un passo drastico, preceduto dalla inaudita minaccia di chiudere i porti, e ora accompagnato da oscure minacce alle ong che rifiutano, del tutto legittimamente, di sottoscrivere il Codice». Per questo Libertà e Giustizia si è rivolta al Parlamento, chiedendo di discutere di «questa terribile svolta anti-umanitaria», nonostante la chiusura estiva delle Camere.

Secondo l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi) il Codice Minniti «mina l’efficacia delle attività di soccorso», rischiando di causare altre morti in mare.