Torna in libertà Marcello De Vito. L’esponente di primo piano del Movimento 5 Stelle e presidente dell’Assemblea capitolina era stato arrestato nove mesi fa con l’accusa di corruzione in uno dei filoni legati alla costruzione del nuovo stadio della Roma. Ora il tribunale ha accolto l’istanza di scarcerazione. Il processo a suo carico comincerà con rito immediato il prossimo 3 dicembre. Le accuse restano pesanti. Secondo i pm romani, De Vito e Camillo Mezzacapo, avvocato che gli inquirenti considerano suo complice, si sarebbero infilati nella trama corruttiva dell’imprenditore Luca Parnasi e avrebbero cercato di influenzare le scelte della maggioranza a 5 Stelle in Campidoglio per la grande opera dello stadio e per almeno altri due appalti rilevanti che coinvolgerebbero altri due nomi noti del mattone romano (Toti e Statuto): l’ex stazione Trastevere e l’area degli ex mercati generali a Ostiense.

De Vito era stato portato al carcere di Regina Coeli in mezzo allo stupore generale, si trattava in fondo delle prime manette eccellenti per un esponente grillino. Le ordinanze di arresto contenevano intercettazioni pittoresche quanto clamorose. De Vito e Mezzacapo si dicevano convinti che la «congiunzione astrale» che aveva portato il M5S prima ad amministrare Roma e poi a diventare primo partito presto si sarebbe esaurita e che dunque era il caso di darsi da fare per guadagnarsi, letteralmente, la pensione. Il «capo politico» Luigi Di Maio non ci aveva pensato due volte e aveva messo De Vito alla porta. Ad oggi, in verità, non risultano esperite le pratiche per l’espulsione.

Soprattutto, De Vito è ancora in carica presso lo scranno più alto del consiglio comunale di Roma, visto che il testo unico degli enti locali prevede procedure complesse e richiede circostanze precise per sfiduciare una carica istituzionale come il presidente d’aula. In sostanza, niente esclude che De Vito si ripresenti in Campidoglio, tanto più che la sua vicenda giudiziaria pare molto meno scontata rispetto ai giorni del suo arresto: due mesi fa la Cassazione aveva sottolineato come contro di lui e Mezzacapo non ci fossero «dati indiziari» e risultassero solo «congetture» ed «enunciati contraddittori».

«Affronto il processo da uomo libero», dice colui che potrebbe diventare una specie di Conte di Montecristo in salsa pentastellata: il galeotto che torna in pista e che magari decide di vendicarsi per come la grande maggioranza dei suoi ex compagni di Movimento lo abbiano scaricato. Il che potrebbe inguaiare ulteriormente la situazione frastagliata del M5S romano e nazionale. Lo si capisce dal fatto che in molti eletti utilizzano toni imparagonabili rispetto a quelli che circolavano solo poche settimane fa nei confronti di De Vito.

«Ora potrai dimostrare la tua innocenza ed estraneità ai fatti da uomo libero – scrive su Facebook il deputato M5S Massimiliano De Toma – Potrai abbracciare le persone che veramente ti vogliono bene e hanno sempre creduto in te». «Sono felice, sul piano umano è una bella notizia», dice l’ex capogruppo romano del M5S Paolo Ferrara, anche lui costretto a dimettersi per uno scambio con Parnasi, storia poi rivelatasi non penalmente rilevante.

Senza considerare la questione ancora aperta dello stadio della Roma. In teoria, se la maggioranza che sostiene Virginia Raggi in Campidoglio decidesse di proseguire con l’iter, il prossimo step sarebbe proprio il passaggio in aula, dove ci sarebbero da approvare la variante e la convenzione urbanistica prima di dare il via libera al progetto. Sarebbe un’ulteriore colpo di teatro, se quella seduta dovesse presiederla proprio il redivivo Marcello De Vito.