In Italia ogni anno 7 miliardi di contenitori per bevande sfuggono al riciclo e finiscono per diventare rifiuti, abbandonati per strada, nei prati o gettati in mare. Questi dati, pubblicati nel 2021 dalla piattaforma europea Reloop, nel rapporto What we Waste (che cosa sprechiamo), raccontano uno spreco che – rapportato a livello pro capite – corrisponde a 119 contenitori «buttati via» in media da ogni italiano all’anno. Andando più a fondo, come ha fatto l’Associazione Comuni Virtuosi, membro di Reloop, si tratta di 98 bottiglie in Pet, 12 bottiglie in vetro e 9 lattine. A testa.

PER RISPONDERE A QUESTA emergenza, e ridurre lo spreco almeno del 75-80%, «l’Italia ha bisogno di un sistema di deposito cauzionale per gli imballaggi monouso per bevande», come spiega un appello diffuso la settimana scorsa da Acv insieme alle associazioi A Sud Onlus, Altroconsumo, Greenpeace, Kyoto Club, Lav, Legambiente, Lipu-Bird Life Italia, Oxfam, Marevivo, Pro Natura, Slow Food Italia, Touring Club Italiano, Wwf e Zero Waste Italy.

IL MODELLO SAREBBE SEMPLICE, e l’Italia potrebbe copiare gli altri Paesi europei. I passaggi sono solo quattro: (1) il consumatore paga una piccola cauzione (o deposito) aggiuntiva all’acquisto della bevanda, tra i 10 e i 25 centesimi di euro; (2) la cauzione viene restituita quando restituisce la bottiglia (o la lattina) presso il punto di ritiro; (3) gli imballaggi vanno al centro di raccolta, per la selezione; (4) il materiale raccolto viene riciclato e diventa nuovamente un imballaggio per bevande.

GLI ESEMPI EUROPEI INSEGNANO che l’introduzione di un sistema di deposito efficiente per contenitori in vetro plastica e lattine permetterebbe di innalzare la percentuale di raccolta differenziata del Pet (la plastica usata ad esempio per commercializzare l’acqua minerale in bottiglia), dal massimo «intercettabile» attuale del 58% fin verso l’obiettivo del 90%, imposto dalla direttiva europea del 2019 «sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente», conosciuta come direttiva Sup.

SISTEMI DI DEPOSITO CAUZIONALE sono attivi in dieci Paesi europei (Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Islanda, Lituania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia) e raggiungono tassi di intercettazione e riciclo che superano il 90%. Ulteriori tredici Paesi si stanno accingendo ad introdurre il deposito nei prossimi quattro anni.

«IN ITALIA PERO’ IL DIBATTITO E’ ANCORA FERMO al vuoto a rendere, facendo riferimento al sistema di bottiglie in vetro ricaricabili per acqua, birra e poche altre bevande utilizzate nel settore ho.re.ca. e nelle consegne a domicilio ai privati, consegnate senza un addebito sul deposito e quindi ritirate», dice Silvia Ricci, responsabile campagne dell’Associazione Comuni Virtuosi, per spiegare la differenza tra vuoto a rendere e deposito cauzionale. I sistemi di deposito cauzionale per contenitori di bevande sono molto di più e potrebbero avere «un effetto assolutamente positivo anche sulla dispersione degli imballaggi nell’ambiente, che quando va bene finiscono per essere raccolti in modalità indifferenziata durante la pulizia delle strade o ripulendo discariche abusive e smaltiti invece che riciclati, operazioni che hanno tra l’altro un costo non indifferente per gli enti locali», sottolinea Silvia Ricci.

NEL 2021, FINALMENTE ANCHE NEL NOSTRO Paese si parla di deposito cauzionale per imballaggi monouso, necessario per raggiungere gli ambiziosi obiettivi europei imposti dal pacchetto economia circolare e in particolare dalla direttiva Sup e ridurre la dispersione delle plastiche nell’ambiente e gli effetti correlati che colpiscono la biodiversità.

LA DIRETTIVA SUP IMPONE UN MINIMO del 25% di plastica riciclata nelle bottiglie in Pet (entro il 2025) e un minimo del 30% dal 2030 in tutte le bottiglie in plastica per bevande. «Questi obiettivi sono raggiungibili unicamente attraverso l’introduzione di un sistema di deposito cauzionale, unico modello di raccolta selettiva al mondo capace di raggiungere tassi di intercettazione e riciclo così elevati» spiega l’appello diffuso dalle 15 organizzazioni no profit. «Solo così è possibile raccogliere materiale pulito e di qualità per realizzare un riciclo bottle to bottle ovvero da bottiglia usata a bottiglia nuova, adatta al contatto alimentare», sottolinea Silvia Ricci.

GLI IMBALLAGGI IN PLASTICA RACCOLTI con la differenziata vengono contaminati da residui di cibo e liquidi e non possono di conseguenza venire utilizzati per realizzare contenitori per alimenti, ma altri tipi di prodotti di valore inferiore: tessuti in pile, articoli per la casa, arredi. «Se i Paesi vogliono rispettare gli obiettivi di raccolta della direttiva Sup e di contenuto riciclato devono per forza avere o avviare un sistema cauzionale, l’unico a far sì che non si perdano bottiglie e ci sia sempre plastica ottenuta dal riciclo a sostituire quella vergine. Di fronte alla scadenza europea, anche in Italia si sta iniziando a ragionare», aggiunge Ricci.

IL NOSTRO PAESE HA BISOGNO DI UN SISTEMA di deposito cauzionale anche perché oggi con i suoi quasi ottomila chilometri di coste è, dopo l’Egitto e prima della Turchia, il maggior responsabile di sversamento di rifiuti plastici nel Mediterraneo. Nel decreto Semplificazioni del luglio 2021 è stato inserito così un emendamento che apre all’introduzione di un sistema di deposito anche in Italia. Il ministero della Transizione ecologica in collaborazione con il ministero dello Sviluppo economico si trova adesso a dover redigere i decreti attuativi per l’introduzione di tal sistema. Attesi entro l’inizio di dicembre, non sono all’orizzonte.

SECONDO LE ORGANIZZAZIONI CHE HANNO sottoscritto l’appello, l’Italia nel definire i contorni di un sistema di deposito cauzionale potrebbe ispirarsi alle esperienze europee di maggiore successo che prevedono sistemi organizzati su scala nazionale, con l’adesione obbligatoria per i produttori di bevande e che coprono tutte le tipologie di bevande nelle diverse dimensioni commercializzate in bottiglie di plastica, vetro e lattine.

SI TRATTA DI SISTEMI REGOLATI E GESTITI da un ente no profit, formato e finanziato dai produttori di bevande, che opera in modo da raggiungere gli obiettivi di raccolta e riciclo stabiliti dal Governo, organizzando un modello di raccolta conveniente e facilmente accessibile dai consumatori, in cui l’importo della cauzione è un elemento chiave per raggiungere e mantenere tali obiettivi. I sistemi di deposito cauzionale europei raggiungono tassi di raccolta degli imballaggi per bevande del 94%, contro una media del 47% nei Paesi che non adottano tali sistemi. Se non ora, quando?