«Ti ci vorrebbe la forca!» – «Scusi, avevo capito sorca». Arieccoci. Ma quale crisi del cinepanettone? Ma quale fine del genere? Eccolo qua, più vivo che mai. In un trionfo trashissimo di canini infoiati, costanti toccamenti di palle, ciccioni pelosi, sponsor onnipresenti – perfino al cesso troviamo una foto della Costa Crociere – corni e cornetti antisfiga, cacche di ogni dimensione e consistenza (porta bene!), battute micidiali – «Soffro di stipsi» – «Ah, non caga!». Simpatici quiproquo, cellulari che suonano dentro le casse da morto, biglietti vincenti del Lotto che non si trovano, perfino Hamsik sotto la doccia e i giocatori del Napoli che cercano di recitare. Sarà davvero l’ultimo film che Neri Parenti dirige per Aurelio De Laurentiis questo Colpi di fortuna?- da domani in sala.

Mi sembra strano, perché il film è più riuscito e più divertente di quello dell’anno scorso, oltre che parecchio più volgare e più cinepanettonistico, anche se non si vedono né palle di Natale né si sentono i coretti di Jingle Bells. Curiosamente, anzi, tutto il repertorio natalizio e borghese, con i problemi di famiglia, i ragazzini, perfino la coppia alla Boldi-De Sica dei bei tempi, è finita in mano a Fausto Brizzi in Indovina chi viene a Natale?, mentre Neri Parenti e i suoi sceneggiatori, Domenico Saverni, Alessandro Bencivenni e Volfango De Biase, si sono buttati a capofitto nel film a episodi, totalmente comico, staccato dal Natale e come liberato dal desiderio di dover piacere alla famiglia italiana post-panettonistica.

Intanto, come insegnavano i vecchi maestri della commedia all’italiana, tre episodi per un film è il numero perfetto, perché ti permette di non sbrodolare troppo situazioni spesso da sketch teatrale o televisivo anni ’60 che non dovrebbero superare i trenta minuti. E se uno sketch è poco riuscito, arriva subito quello migliore che te lo fa dimenticare. Diciamo subito che il primo episodio, ambientato a Napoli con Luca e Paolo protagonisti alla ricerca di un biglietto vincente scomparso in una giacca in una notte di alcool e follia di Paolo, è quello più trash e penalizzato dalla presenza impossibile dello sponsor Costa Crociere, ma è anche quello più innovativo e assurdo.

L’idea è un po’ ripresa da Un giorno da leoni, con Paolo che cerca di ricostruire, con l’aiuto di Luca, cosa ha veramente fatto quella notte, perché il suo cellulare squilla nella bara di un tassista morto la sera prima e che fine ha fatto il suo biglietto vincente. C’è una bella ragazza contesa tra i due, Fatima Trotta, fresca del successo tv di Made in Sud, ma c’è anche un’incredibile scena con un gruppo di camorristi ciccioni, nudi e pelosissimi alla sauna, capitanati da Giuseppe Laurato, che baciano i due comici con le chiappe a vista che resterà nelle antologie del trash internazionale. Per non parlare della cacca gigante opera di un mastino napoletano di nome Masaniella. O della comparsata di Hamsik e degli altri giocatori del Napoli che ci riportano ai gloriosi tempi del Borgorosso F.C. Luca e Paolo, rinfrescano un po’ il parco giochi della Filmauro, e la loro presenza attenua un po’ l’atmosfera pesantuccia della storia.

Anche Francesco Mandelli, che interpreta nel secondo episodio un incredibile jettatore, tal Bernardo Fossa, con zazzera nera alla Pappagone e una esse che si confonde con la effe in modo che «soci» diventa «froci» e «forca» diventa «sorca», porta molta freschezza al cinepanettone oltre a comporre con Christian De Sica, nel ruolo di un imprenditore tessile del Trentino (giù sponsor), ossessionato dalla superstizione, una grande coppia comica. Devo dire che trovo il loro episodio, malgrado le premesse e l’ovvietà della storiella da anni 50 che mette assieme il superstizioso e il portasfiga, è quello che fa più ridere, perché Neri Parenti riesce a costruire le gag visive alla perfezione e se Christian ripete alla perfezione il suo solito ruolo, ma è l’unico in grado di farlo così bene, Mandelli è una vera rivelazione comica in un ruolo molto da cartoon alla Mister Bean. Ci sono pure Hal Yamanuchi e suo figlio Tayo come mongoli barbuti…

Il terzo episodio, affidato a Lillo e Greg, è decisamente il migliore dei tre e si concede il lusso di omaggiare i grandi sketch surreali italiani di Metz e Marchesi, da Abbasso il Frolloccone a Il Sarchiapone. Lillo, che mischia il suo candore alla Carlo Campanini alla sua passione per la danza, è un bravo ragazzo sposato e con ben quattro figli a carico che riceve in eredità, sempre in quel del Trentino (gli sponsor…), duemila euro e un fratello problematico, ovviamente Greg, in un ruolo di picchiatello a metà tra Alberto Bonucci e Walter Chiari. Invece di lasciarlo lì assieme alle caciotte e al vino del Trentino, decide di portarselo a caso e di tenerselo, anche se Greg ha mille stravaganze.

Come Lillo pronuncia «nulla» e «niente» arriva uno schiaffo, non può usare le maniglie, non può essere contraddetto e così via. Anche se l’episodio ha qualche lunghezza e qualche trovata non di prima mano, come il giardino alla Edward Mani di Forbice, Lillo e Greg sono perfetti in questi ruoli che hanno fatto per anni sia a teatro che in tv, trasmettono una grande energia comica, e il gioco di rimandi alla grande commedia surreale italiana non può che trovarci felici per la scelta. Aggiungiamo il cammeo incredibile di Raffaella Carrà che ballerà con Lillo nell’ultima scena, vera perla del film. Alla fine, Colpi di fortuna dimostra la vitalità del cinepanettone e la sua voglia sia di cambiamento con innesti freschi, Luca e Paolo, Mandelli, sia il desiderio di recuperare una tradizione italiana di scrittura demenziale che per troppo tempo abbiamo trascurato.