Linke e Verdi favorevoli, Cdu, Csu, liberali e Afd contrari, mentre la Spd è d’accordo sulla teoria ma dissente sull’efficacia pratica della proposta. Sono le tre posizioni politiche dei partiti tedeschi sulla sospensione del brevetto per i vaccini anti-Covid, a partire proprio dal farmaco nazionale messo a punto da BionTech in collaborazione con Pfizer.

Quarantotto ore fa il Bundestag ha bocciato la mozione sulla liberalizzazione della licenza farmaceutica depositata dalla Linke (498 voti contrari, 117 a favore, 1 astenuto) dopo un ampio dibattito e il clamoroso errore del ministro dell’Economia, Peter Altmeier, braccio destro della cancelliera Angela Merkel, che ha incredibilmente votato per la sospensione prima di chiedere la rettifica della decisione «frutto di uno sbaglio».

Sintomatico, comunque, dell’aria che tira sulla proposta appoggiata in primis dal presidente Usa, Joe Biden, e dal premier francese Emmanuel Macron: i due capi di governo più «ascoltati» a Berlino. Non meno della telefonata di giovedì sera di Merkel a Ugur Sahin, fondatore di BionTech, rivelata ieri da Der Spiegel, di cui si può intuire il contenuto ma non il risultato, ovvero se Merkel ha convinto il ricercatore a rilasciare il permesso per produrre il farmaco ai Paesi “poveri” o al contrario lo ha sostenuto nel suo punto fermo di proteggere il brevetto esclusivo.

Di certo, solo che entrambi concordano sul nocciolo del problema: «La licenza non è il fattore limitante nella produzione e distribuzione del nostro vaccino» come precisa Sahin perfettamente allineato al comunicato del portavoce del governo, «La protezione della proprietà intellettuale è fonte di innovazione e deve rimanere tale anche in futuro».

La solita posizione di Big-Pharma appoggiata dai liberal-conservatori? Mica tanto, visto che all’atto pratico non si distanzia dall’idea della Spd riassunta dal deputato Karl Lauterbach, esperto in virologia e responsabile della Sanità nel partito. «Non credo che sospendere i brevetti farebbe molta differenza nella produzione dei vaccini, che è molto complessa. Oltretutto, le aziende farmaceutiche sono già coinvolte in progetti per rifornire i Paesi più poveri».

Parole utili a chiarire la dichiarazione fino a ieri considerata “di apertura” del ministro degli Esteri, Heiko Maas, tra i primi a intervenire pubblicamente sulla questione: «Se sbloccare le licenze è un modo con cui possiamo aiutare più persone a ottenere più rapidamente i vaccini, allora dobbiamo affrontarlo» spiegava il ministro socialdemocratico, prima che il suo partito respingesse la mozione della Linke «incapace di risolvere il problema che investe essenzialmente la produzione».

In buona sostanza, nella Groko la tesi dominante coincide con la spiegazione del ministro della Sanità, Jens Spahn (Cdu) secondo cui «fornire il vaccino a tutto il mondo è sicuramente l’unico modo per uscire dalla pandemia» ma il nodo da sciogliere non è il copyright bensì «l’espansione degli impianti e la crescita dell’esportazione dei farmaci nei Paesi-chiave».

Per lo stesso motivo il ministro dello Sviluppo economico, Gerd Müller (Csu) ha respinto oltreoceano la proposta di sospendere il brevetto: «Gli Usa contribuiscano, piuttosto, a fare in modo che i vaccini vengano prodotti» è la contro-proposta dei bavaresi.

Repliche «patetiche», taglia corto il deputato Linke, Fabio Di Masi, convinto che «la protezione troppo rigida delle licenze soffoca l’innovazione» ma anche pronto a denunciare come «lo stop del governo Merkel alla proposta di Biden sta costando vite umane, nonostante i vaccini siano stati sviluppati grazie al denaro pubblico».