Alle due del pomeriggio in molti hanno temuto che la manifestazione No Tav, costruita in pochi giorni a sostegno di Nicoletta Dosio e degli altri incarcerati, potesse risultare debole. Forse a causa del poco tempo intercorso tra la carcerazione dell’ex insegnante di greco e latino e il giorno del corteo: appena dieci giorni.

NON PIÙ DI DUEMILA persone nella piazza del ritrovo quindi, una frazione della folla che si assembrò nel dicembre 2018. Ma cammin facendo il corteo si è ingrossato vistosamente, trasformandosi in un imponente flusso colorato e popolare: alla fine in piazza Castello sono entrate almeno 15 mila persone. Partenza da piazza Statuto, sosta in piazza XVIII dicembre dove alcuni No Tav hanno domandato al senatore Tommaso Cerno del Pd di scandire i nomi delle vittime dell’eccidio fascista del 1922 qui ricordate con una lapide – un momento che ha «impressionato» i manifestanti nonché i dirigenti nazionali del Pd, ma ha fatto infuriare Augusta Montaruli deputata di Fratelli d’Italia – e infine via Cernaia, stretta tra eleganti palazzi dove si possono prendere le misure dei cortei. Un percorso classico per una manifestazione priva di tensioni, lontana dal Tribunale di Torino chiuso per «motivi di sicurezza» dopo ben ventidue anni. Anche il passaggio di fronte alla caserma dei Carabinieri di via Cernaia – presidiata da numerose truppe in assetto anti sommossa adiacenti allo scorrere del corteo – non ha provocato particolari nervosismi.

Protagonista della manifestazione una donna in carcere, Nicoletta Dosio: presente con un lettera che ha fatto giungere ai manifestanti, letta in piazza, nonché in decine di cartelli, fotografie e vignette.

«STA BENE, anche se è un po’ dimagrita perché è vegetariana e in carcere è un po’ dura. Ma è convinta di quello che fa e ne sente la responsabilità», queste le parole del marito Silvano, compagno di vita e di militanza politica di Dosio, in testa al corteo e abbracciato da tutti.
Potere al Popolo, di cui Dosio è dirigente nazionale, ha fatto arrivare pullman da tutta Italia. Viola Carofalo, portavoce di Pap, è giunta da Napoli: «Nicoletta è una prigioniera politica che dal carcere sta portando avanti un lotta su cosa è la struttura carceraria oggi. Sostanzialmente uno strumento di repressione classista. Credo sia importante non far cadere il suo ragionamento sulla amnistia sociale di cui si comincia a parlare».

Fridays For Future Val Susa, era presente con decine di giovani: «Mentre stiamo attraversando una crisi climatica globale che ogni giorno diventa sempre più evidente ai nostri occhi e che tra pochi anni diventerà irreversibile. Nicoletta è un esempio per noi giovani e siamo convinti che, se ognuno di noi avesse anche solo la metà della sua tenacia e della sua capacità di sacrificarsi in prima persona per i propri ideali, probabilmente avremmo già sovvertito questo sistema marcio che sacrifica non solo l’ambiente e il nostro futuro, ma anche la libertà e il diritto individuale di esprimere dissenso, in nome di interessi economici e politici di pochi soliti noti».

IL CLIMA DI TENSIONE generato dalla chiusura del Tribunale di Torino ha creato sconcerto, al punto che ieri, per la prima volta, erano presenti degli osservatori di Amnesty International: il cui scopo dichiarato era «monitorare il comportamento delle forze di polizia e il rispetto della libertà di espressione».

ALLA MANIFESTAZIONE hanno partecipato anche sindaci e consiglieri comunali di molti comuni della Valle tra cui Almese, Avigliana, Bruzolo, Vaie, Chiusa San Michele, Venaus, Bussoleno, San Didero, San Giorio, Bruzolo, Villar Focchiardo, Caprie, Monpantero, Mattie, e Sant’Ambrogio di Torino che esprimono la loro solidarietà. «Non solo intendiamo ribadire la contrarietà a questa grande opera inutile, ma vogliamo esprimere preoccupazione per le pene gravose contro i cittadini che hanno il coraggio di dissentire dalle decisioni prese dall’alto e fatte ricadere sulle popolazioni senza condivisione», spiegano in un comunicato gli amministratori presenti. «Vogliamo essere vicini a Nicoletta per la coerenza, la determinazione e la dignità con cui ha portato avanti ideali di civiltà, di accoglienza e di integrazione, e perché la sua vita è stata sempre improntata all’impegno culturale, sociale e politico a beneficio di tutta la comunità».