Sotto i colpi delle recenti decisioni saudite si spacca il Libano. E’ una frattura profonda. Ricorda i giorni bui del 2005, quando l’assassanio dell’ex premier sunnita Rafiq Hariri portò il Paese vicino a una seconda guerra civile. A indicare la gravità della lacerazione che attraversa il Libano è la condanna di una parte del governo, capeggiata dal ministro della giustizia Ashraf Rifi, dell’operato del ministro dell’interno Nouhad Machnouk . L’altro giorno a Tunisi, Machnouk ha votato contro la risoluzione del Consiglio dei ministri degli interni dei Paesi arabi simile a quella approvata dal Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg, Arabia saudita e le altre cinque petromonarchie del Golfo) che ha proclamato “organizzazione terroristica” il movimento sciita libanese Hezbollah. Rifi si è detto molto sorpreso della decisione presa da Machnouk come se fosse normale che un ministro approvi senza esitazioni una risoluzione votata da un organismo sovranazionale che mette al bando una forza politica che fa parte a pieno titolo del governo del suo Paese. Siamo solo all’inizio, perchè le pressioni, economiche e politiche, dell’Arabia saudita sono destinate ad intensificarsi. E il Libano vacillerà pericolosamente.

Di fatto sconfitto in Siria a causa degli accordi tra Washington, Russia e Iran, il re saudita Salman sta scaricando il desiderio di vendetta e la voglia di rivincita su Hezbollah e sul Paese dei Cedri. Il monarca si è reso conto – dopo anni di generosi finanziamenti per decine di miliardi di dollari decisi dai suoi predecessori – di non potere ottenere la fedeltà piena del Libano alle sue politiche contro l’Iran e gli sciiti ovunque nella regione. La presenza e la forza, anche militare, di Hezbollah non lo consentono. Ed inutili, senza denti , si sono rivelati i tanti alleati che ha in Libano, a cominciare dal leader sunnita Saad Hariri (il figlio di Rafiq). Perciò è passato all’offensiva con la malcelata speranza di mettere in ginocchio il Paese dei Cedri. Nei disegni di re Salman e del suo ministro degli esteri e braccio destro Adel al Jubeir, una grave instabilità in Libano renderebbe ancora più fragili le intese tra americani e russi che non prevedono di abbattere con la forza il “nemico” dei sauditi, il presidente siriano Bashar Assad.

Alla fine del mese scorso Riyadh ha annunciato che non garantirà più il finanziamento per un totale di 4 miliardi di dollari promesso nel 2013 a favore dell’armamento ed ammodernamento delle forze armate libanesi, in risposta alla mancata condanna da parte di Beirut dell’assalto all’ambasciata saudita avvenuto a Tehran dopo la decapitazione ad inizio anno del leader sciita Nimr al Nimr.Quella decisione ha subito alzato il livello dello scontro politico in Libano, spaccato tra filo sauditi (Fronte 14 marzo) e i sostenitori della “resistenza” e di Assad (Fronte 8 marzo) guidati da Hezbollah. I libanesi schierati contro Damasco, a cominciare da Saad Hariri, hanno puntato l’indice contro il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, causa, a loro dire, della rabbia saudita per aver inviato migliaia di combattenti in Siria in appoggio all’esercito governativo impegnato contro jihadisti e islamisti sponsorizzati da Rayadh. Ad aggravare lo scontro politico a Beirut è arrivata la decisione di re Salman di espellere dall’Arabia saudita numerosi lavoratori libanesi e le loro famiglie. Una mossa che potrebbero seguire le altre petromonarchie. Per il Libano, che vive anche delle rimesse di decine di migliaia di emigranti, sarebbe una catastrofe. Da parte sua Nasrallah ha accusato re Salman di voler “punire collettivamente” il Libano perchè non approva la linea di Hezbollah. Appoggi al leader di Hezbollah sono giunti da tutto il mondo sciita, dall’Iran all’Iraq fino agli yemeniti Houthi, i ribelli presi di mira dall’offensiva aerea lanciata dall’Arabia saudita nei mesi scorsi.

Sull’Independent Robert Fisk ha previsto che i sauditi, con ogni probabilità, si pentiranno di questo assalto al Libano. L’Iran è pronto, ha spiegato, a subentrare ai sauditi con finanziamento di ben 7 miliardi di dollari per le malandate forze armate libanesi. Vero, ma Riyadh e i suoi alleati a Beirut non permetteranno mai al Libano di entrare pienamente nell’orbita iraniana, anche a costo di far precipitare il Paese nel baratro di una nuova guerra civile.